Dibattito aperto tra imprenditori, associazioni di categoria e consorzi, intanto Caprai invita a fare presto perché “si rischia di perdere tutto”. Il confronto in seconda commissione regionale
“La viticoltura umbra ha perso il 50 per cento della sua produzione, se si continua così, con la bassa penetrazione nei mercati che abbiamo, rischiamo di perdere tutto”. Una previsione allarmante e soprattutto realistica perché a delinearla è Marco Caprai, tra i più importanti produttori di vino in Umbria e vincitore del premio Wine Enthusiast’s 2013 come migliore cantina europea dell’anno.
Per affrontare il dibattito in corso sul “Progetto vino”, è intervenuto in seconda commissione regionale, nel doppio ruolo di imprenditore e presidente di Confagricoltura-Umbria. Ha detto che “Nella situazione di crisi attuale occorre attuare velocemente misure di sviluppo del comparto, per far fronte alla diminuzione del mercato interno, dobbiamo puntare sull’export e per fare buoni risultati dobbiamo
essere competitivi”.
La sensazione dunque è che pur avendo tra le mani una risorsa ricchissima, fatta di qualità, storia, territorio, tradizioni millenarie si tenda a non sfruttarla a dovere e di annullare l’impegno di molti imprenditori anche a causa della frammentazione degli interventi: “troppi i consorzi, strade del vino. Così – per Caprai – si contribuisce a innalzare i costi”.
Intanto Confagricoltura e Cia hanno firmato un documento di appoggio al progetto della
Regione sulla istituzione di un marchio “Umbria”. “Occorre unire le forze – ha aggiunto – sotto il denominatore comune del marchio ‘Umbria’ e in questo quadro sviluppare il massimo dell’impegno di noi
produttori. Non è vero che il marchio unico rischia di deprimere le aziende: il Bordeaux racchiude in sé centinaia di produttori che commercializzano con eccellenti risultati il proprio prodotto e il proprio territorio”.
La parole d’ordine di qui in avanti dovranno dunque essere snellezza, aggregazione, e recupero di risorse per un’efficace attività di promozione.
Vivace confronto tra gli “addetti ai lavori”
Produttori, associazioni di categoria, consorzi di tutela, sono d’accordo sulla necessità di attivare azioni integrate e coordinate di promozione del vino umbro e del
territorio regionale nel suo complesso, ma c’è chi nutre qualche perplessità e dubbi sulla istituzione di un marchio “Umbria” da apporre alle etichette, o del Consorzio unico per la tutela.
Il marchio Umbria? “Attenzione a come utilizzarlo – fa notare Teresa Severini del Consorzio vini Torgiano “In passato – riferisce – ci siamo opposti al Doc Umbria che rischiava di non
valorizzare e di non far conoscere adeguatamente le singole specificità
delle zone d’origine”.
Per Enzo Barbi del Consorzio Vino Orvieto “Pensare di aggregare i vari consorzi in un unico organismo regionale è forse prematuro”. “Una regione piccola come l’Umbria deve unificare gli sforzi di tanti piccoli produttori locali” – secondo Lorenzo Berti Cantina coop Sasso dei Lupi.
La pensa diversamente Amilcare Pambuffetti del Consorzio Vini Montefalco che si dichiara invece a favore di “Iniziative di promozione cui aderire volta per volta, piuttosto che istituire il consorzio unico o il marchio ‘Umbria? Su tutti i vini”.
Roberto Berioli della cantina coop Terre del Carpine è d’accordo con Caprai sulla necessità di scelte veloci: “Le coop vitivinicole umbre – ha detto – non hanno saputo avviare seri percorsi di aggregazione. Come impresa abbiamo intrapreso azioni di qualificazione aziendale: ci siamo aggregati ai Molini riuniti di Ellera e Umbertide, e attivato una collaborazione con il consorzio Civico di Ravenna per l’export. Il progetto ci pare procedere in maniera un po’ lenta rispetto
ai tempi imposti dai problemi delle aziende agrarie e vitivinicole”. Sottolinea il carattere di urgenza che devono avere gli interventi anche Roberto Montagnoli (Coldiretti-Umbria): per il quale servono “Azioni univoche, utilizzando al meglio il marchio Umbria”.