Sempre più specializzati, sempre più preparati. Per il turismo stanno germogliando varie iniziative in special modo in ambito formativo per la creazione di figure professionali in grado di mettere a frutto quelle che sono le infinite potenzialità e risorse di un territorio.
Unico in Italia e innovativo dal punto di vista della proposta didattica, il neonato corso di laurea in “Made in Italy, cibo e ospitalità” (Mico) è un nuovo tassello messo in campo dall’Università di Perugia per “cavalcare” l’onda di un trend in continua crescita, ossia quello del turismo enogastronomico.
“L’obiettivo – spiegano dall’ateneo perugino – è quello di fondere insieme il percorso e gli obiettivi formativi di due classi di laurea: Scienze del turismo e Scienze, culture e politiche della gastronomia”.
Il corso, nato da un progetto comune con Confcommercio, Coldiretti e Università dei Sapori, attivato all’Università per stranieri, offre una formazione culturale riguardante il made in Italynel suo complesso e una formazione tecnico-pratica che consenta di operare nell’ambito delle imprese del made in Italye nei settori del cibo, della gastronomia e dell’ospitalità.
I laureati in questa disciplina potranno lavorare nell’ambito dell’importexport, operare in aziende del settore turistico, dell’ospitalità, dell’agroalimentare, con un’attenzione particolare alla promozione, comunicazione e al marketing.
Intanto ad Assisi sono stati proclamati i primi laureati in Economia del turismo. Nove studentesse hanno raggiunto il traguardo finale di un iter formativo altamente professionalizzante cheha previsto anche lo svolgimento di stage prolungati – tra 300 e 450 ore – presso aziende di settore, nell’ambito dei protocolli d’intesa sottoscritti dal dipartimento di economia con Confindustria Umbria e Confcommercio Umbria, insieme alle affiliate Federalberghi Umbria e Fiavet Umbria – e delle prove finali centrate sulla discussione di un rapporto di stage.
Per il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni“Questo corso universitario, contribuisce a dimostrare come lavorare nel turismo significhi fare “impresa” a tutti gli effetti e richieda l’apporto di professionisti specializzati, contribuendo in modo significativo – non complementare – al Pilitaliano”.