Reskilling, ecco l’aggiornamento professionale in chiave 4.0

Businessman gaming with vr headset in office

Il mercato del lavoro sta subendo profonde trasformazioni. C’è bisogno di nuove abilità e competenze spesso difficili da reperire. Enti pubblici, associazioni e mondo accademico si sono messi all’opera


Un tempo si chiamava aggiornamento o riqualificazione professionale, adesso, anche in Italia, sebbene il risultato non cambi, il termine, rivisto in stile smart e rimodellato dagli effetti della globalizzazione è diventato reskilling, riqualificazione, appunto. Riqualificazione di abilità e competenze (skills) per affrontare le nuove sfide del mercato del lavoro.

Ma di quali abilità c’è e ci sarà sempre più bisogno? La necessità di nuove figure professionali e, soprattutto, di nuove competenze, è al centro del dibattito pubblico da almeno dieci anni, da quando cioè si è iniziato a parlare di industria 4.0, ossia il passaggio all’automazione dei processi industriali, attraverso digitalizzazione, realtà aumentata, intelligenza artificiale con un’attenzione sempre più spiccata alla sostenibilità e alla salvaguardia ambientale.

Mondo fisico e mondo digitale sono sempre più in relazione. L’acquisizione delle nuove abilità (4.0) non è più rinviabile. Formazione, formazione, formazione. Sarà questa la strada da percorrere per non perire e, soprattutto, per crescere di qui ai prossimi anni. Il processo di reskilling dovrà interessare metà degli attuali occupati secondo i dati del Ministero del lavoro.

La digitalizzazione e le nuove tecnologie ad essa collegate hanno avuto un’accelerazione e si sono imposte definitivamente in piena pandemia in vari ambiti: nell’insegnamento con la Dad (didattica a distanza) così come nel commercio che nel durissimo periodo di lockdown  ha visto molti, anche tra le attività più piccole, alle prese  con l’e-commerce. Stessa cosa per molti lavoratori autonomi e dipendenti che si sono ritrovati a svolgere la propria attività da remoto con tablet e pc.

 E proprio il settore del digitale è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi mesi, come mostra un’indagine di Adecco Group  The Adecco Group. Sono, infatti, in aumento le richieste di lavoro per delle specifiche professioni, come il Data Scientist, esperti di Blockchain, growht hacking e di digital marketing, ma anche Seo e Sem specialist e sviluppatori di app e siti web.

Al tempo stesso ci sarà sempre più bisogno di figure professionali legate alla green economy e alla sostenibilità ambientale. Nell’ultimo Rapporto GreenItaly della fondazione Symbola e Unioncamere emerge, infatti, che “le imprese della green economy sono più resilienti: nel 2020, hanno registrato perdite di fatturato inferiori alle altre, sono ottimiste più delle altre e ritengono di recuperare entro 1-2 anni i livelli di attività precedenti alla crisi, innovano di più, investono maggiormente in R&S, utilizzano di più le tecnologie 4.0 e privilegiano le competenze 4.0.

“Nei prossimi sette anni, il nuovo Fondo sociale europeo Plus (Fse +) investirà oltre 88 miliardi di euro di bilancio Ue, come parte del piano di ripresa 2021-2027”. Il suo compito è finanziare progetti in tutta l’Ue, promuovendo l’occupazione e l’inclusione sociale. “Un investimento – sottolinea l’Anpal ()Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) – ideato per sostenere i Paesi nel creare nuovi posti di lavoro ecologici e nuove opportunità di istruzione e di formazione delle persone in nuove competenze.

L’utilizzo delle nuove tecnologie, il cloud, la flessibilizzazione del lavoro stanno imponendo in quasi tutti i comparti, la ricerca di nuovi profili professionali con capacità specifiche, spesso, difficili da reperire. Le hard skills (competenze tecniche) e le soft skills (caratteristiche personali) di cui hanno bisogno i datori di lavoro, sono frutto di continue innovazioni e di continui cambi di rotta.

Per scoprire quanto sono digitali, la Camera di commercio di Roma offre alle imprese un self assessment “che – precisano dall’ente camerale – rappresenta un primo passo per valutare punti di forza e criticità del proprio modello di business in chiave Impresa 4.0”. Le imprese possono avere così una mappatura della propria maturità digitale tramite il test online di autovalutazione SELFI4.0 . Per gli studenti ma anche per i freelance, i giovani manager e i lavoratori in generale c’è invece il Digital Skill Voyager per scoprire se sono neofiti digitali o digital leader.

Gli enti formativi, le scuole, le università si stanno mettendo al passo coi tempi e con le nuove sfide. Come la Digita Academy dell’Università degli studi di Napoli, Federico II, “nata – spiegano gli organizzatori – con l’obiettivo di fornire ai giovani talenti, in possesso almeno di una laurea triennale, le competenze necessarie a colmare il gap tra le aziende e l’ecosistema Digital, consentendo loro di essere protagoniste nella trasformazione digitale”.

Tanti “fotogrammi” di un contesto in continua evoluzione dove il caos, per il momento, sembrerebbe il principale ingrediente ma che in futuro potrà dare i suoi migliori frutti. Questo, almeno, l’auspicio di molti.


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