“Infrastrutture, capitale umano e programmi di riforma”, questi gli ambiti su cui puntare per non mandare in fumo le risorse economiche messe in campo con il recovery fund, nè convinto il direttore della divisione economica e sociale della Cna, Claudio Giovine.
“La condizione – ha detto – è impiegare le rilevanti risorse (in termini reali superiori a quelle del Piano Marshall del secondo dopoguerra) in interventi in grado di generare un impatto duraturo. Bisogna evitare di ripetere gli errori del passato nell’utilizzo dei fondi strutturali, disperdendo le risorse in tanti rivoli sena capitalizzarne i benefici”.
Nel corso dell’audizione davanti alla Commissione attività produttive della Camera sul Recovery fund, Giovine ha tenuto a sottolineare che questo strumento rappresenta per l’Italia una “straordinaria occasione per tornare a crescere, rimuovendo ostacoli di carattere strutturale che penalizzano da troppo tempo lo sviluppo delle attività economiche e la qualità della vita. E’ una occasione da non perdere”.
La disponibilità di risorse – ha aggiunto “ – obbliga a selezionare obiettivi ed a concentrarsi su progetti che richiedono mezzi cospicui in tempi ristretti”. Più in dettaglio le risorse devono essere indirizzate “agli investimenti in infrastrutture, capitale umano e programmi di riforma”. Quindi ammodernamento e potenziamento delle reti infrastrutturali, valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, scuola e università, sostegno agli investimenti privati, efficientamento della pubblica amministrazione per dotarla di strumenti e competenze adeguati per diventare fattore di sviluppo e non più freno all’iniziativa privata.
Giovine ha rilevato che “non meno rilevante sarà la capacità di connettere gli investimenti al mondo produttivo che in Italia è composto in larga parte da micro e piccole imprese. Una politica industriale che progetti interventi a taglia unica, su un modello ideale ma non reale, sarebbe destinata a non produrre i risultati attesi”.
In questa logica è “necessario che le piccole imprese siano destinatarie di interventi specifici come ha riconosciuto la stessa Commissione europea”. Per la Cna occorre potenziare il Piano Transizione 4.0 così come il credito d’imposta per attività di formazione 4.0. Sul credito la Cna ribadisce l’esigenza di istituire un fondo rotativo sotto la gestione dei Confidi vigilati da Banca d’Italia e finalizzato a erogare finanziamenti a micro imprese per importi fino a 50mila euro. Occorre una nuova strategia su ricerca e innovazione per avvicinare le imprese, anche le più piccole, ai temi dello sviluppo tecnologico. Altra priorità per micro e piccole imprese è rappresentata dalla definizione di strumenti adeguati per la patrimonializzazione. Ad esempio “si potrebbe lavorare alla stabilizzazione dell’Ace”.