Tutti vorrebbero l’Umbria “business friendly” auspicata dal nuovo presidente di Confindustria ma…
Business friendly. In Umbria l’espressione che più di altre sta caratterizzando questi ultimi giorni è a nostro avviso proprio questa. A utilizzarla è stato il neoeletto presidente di Confindustria regionale Antonio Alunni nella sua relazione di inizio mandato.
Un’espressione anglofona sintetica ma che da sola evoca una sorta di paese dei balocchi per le imprese e non solo. Un mondo in cui chi ha spirito di iniziativa e capacità può dar concretezza al proprio sogno e generare nuove opportunità di crescita ad ampio raggio. “L’Umbria deve diventare la regione più business friendly d’Italia” – è l’auspicio o meglio l’appello che Alunni ha rivolto alle istituzioni politiche locali e regionali. Un Cuore Verde “accogliente” per le attività imprenditoriali.
L’ABBRACCIO NEGATO Una burocrazia meno opprimente, più velocità nelle risposte, maggiore fruibilità delle varie forme di sostegno. Questi gli obiettivi più urgenti e che più stanno a cuore a chi vuole far crescere progetti o crearne di nuovi. E’, probabilmente, il minimo che ci si possa attendere quando si decide di mettere a disposizione di un territorio idee, capacità, risorse. E invece spesso si verifica proprio il contrario.
Non si parla più tanto di crisi, anche se c’è, i disagi e la difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. Ma è evidente che ci sono anche tante potenzialità che faticano ad esprimersi perché manca quell’abbraccio ideale, quella “carezza della mamma” che rafforza, sprona a rialzarsi a proseguire il percorso con la giusta energia. Gli enti pubblici a livello locale e regionale – secondo molti imprenditori – anziché facilitare il percorso spesso lo rendono ancora più difficoltoso, generando sconforto e voglia di mollare tutto.
“OCCORRE PASSARE DALLO SCETTICISMO ALLA CONDIVISIONE” Deve essere chiaro – ha detto il nuovo leader della confederazione dell’industria in Umbria – che non possiamo riuscire adeguatamente nel nostro lavoro se la centralità dell’industria non è pienamente percepita e se il clima politico, civile e sociale intorno all’industria non muterà da quello attuale, che è almeno di scetticismo, ad uno di condivisione. Vorremmo una regione nella quale – ha aggiunto – le energie imprenditoriali, per fortuna così forti e diffuse in ogni settore produttivo, possano essere pienamente impiegate per la produzione di ricchezza per tutti i cittadini, e non debbano essere impiegate per superare ostacoli che sarebbe possibile evitare attraverso decisioni politiche adeguate, ed attraverso una amministrazione più efficiente, basata su regole conformi alla complessità dell’economia di oggi, ispirate dalle best practices nazionali ed internazionali”.
Parole che hanno colto nel segno, forse anche commosso indicando una via che sembra a portata di mano e così semplice da seguire.
MA POI NON SI FA NULLA “Tutti sono d’accordo – ha affermato il presidente della Camera di commercio di Terni, Giuseppe Flamini, intervenendo al recente seminario sulla libera professione – le parole espresse da Alunni hanno ricevuto un consenso unanime – ha detto – ma non si fa nulla per cambiare le cose. Il mondo delle imprese è malato di burocrazia. Oggi abbiamo bisogno di tanta formazione e informazione per questo è fondamentale poter fare affidamento sulla professionalità di consulenti. Creare un’impresa oggi è difficile e di conseguenza viene a mancare il lavoro. Come Camera di commercio oltre al programma di alternanza scuola-lavoro e alla digitalizzazione delle imprese, stiamo dando molto spazio a percorsi per formare figure specializzate ma serve anche un terreno fertile per far rimane queste persone a lavorare qui”.