Il Centro studi Confimprese pubblica il Rapporto annuale sui piani di sviluppo della base associativa e stima 2900 nuove aperture con una ricaduta occupazionale pari a circa 20mila nuovi addetti.
Sulle 650 chiusure – spiegano dall’associazione – pesano i mancati ricavi e l’onerosità degli affitti. Bene centri commerciali e negozi di prossimità, indicati come canali prioritari di sviluppo della rete distributiva. Per 6 imprese su 10 il clima di incertezza internazionale pesa sulle aperture di nuovi punti vendita. A risentirne maggiormente il 73% della ristorazione. Tra le criticità la mancanza di personale denunciata da tutte le aziende. Difficile trovare le risorse al Nord. Sud serbatoio di risorse disposte a lavorare nel retail
Ecco alcune delle insegne da tenere d’occhio
Kipoint, la catena di logistica di Poste Italiane; Ancod (Caredent, Clinica Dentale, Dental Coop, DentalPro, Excellent Dental network, Primo Group, Vitaldent) Kasanova; Equivalenza catena spagnola attiva nella profumeria; Nashi Argan (hair & skincare) . Corani & Partners (Jean Louis David, Franck Provost, Evos e The Barber&Co) La Casa de las Carcasas, insegna spagnola di accessoristica per telefonia.
In abbigliamento-accessori il gruppo Teddy (Terranova, Calliope, Rinascimento) Yamamay, Compar Bata. Per i marchi di gioielleria Morellato; Stroili Oro.
Nella ristorazione: il gruppo Cremonini; Roadhouse Grill; Vera (Cremamore, Portello Caffè, Ristò, Rom’antica) Penta Group (La Yogurteria) Lagardère travel retail Italia (Beercode, Bontà, Briccocafé, Moak, C. Coffee Lovers, Culto, deCanto, Emporio del grano, Homeburger, Natoo, Ristop, Rustichelli & Mangione, Aelia Duty Free, Relay, I Dolci di Agata, La Bottega dei Sapori, Scirocco), Lowengrube 8 birrerie; Propositum (Capatoast); la Cannoleria Siciliana.
Cosa succederà?
La lettura dei dati del Centro studi Confimprese, in collaborazione con Global Strategy, sull’anno in corso stima una crescita netta del numero dei punti vendita di 3000 unità rispetto al 2022 a fronte di 650 chiusure, con percentuali simili di aperture dirette e in franchising. Quest’ultimo è una formula distribuiva che apre in maniera trasversale la strada a un’attività su numerosi settori merceologici e permette l’avvio di un’attività in modo autonomo sotto l’egida del marchio ombrello dell’azienda. Buona anche la componente occupazionale che si traduce in circa 20mila nuovi dipendenti assunti.
Si conferma dunque, come già anticipato da Confimprese, la buona tenuta del commercio moderno rispetto al commercio tradizionale, penalizzato dal successo dell’online. Le insegne afferenti a Confimprese – 450 brand commerciali, 90mila punti vendita, 800mila addetti – hanno reso più vivi i centri città e i centri commerciali aprendo una media di 1000 negozi dal 2018 al 2022. Il 2021 è stato un anno di razionalizzazione per il retail, messo in ginocchio dalla pandemia e dalle chiusure prolungate degli esercizi commerciali, mentre il 2022 si è aperto con una maggiore consapevolezza sulla strategia da seguire per il rafforzamento della rete distributiva.
Nei settori merceologici il quadro riflette in parte ciò che è avvenuto nei mesi successivi alla pandemia nel 2020, quando l’Osservatorio Confimprese aveva già delineato la maggiore ripresa e successiva tenuta dei consumi del settore altro retail, dovuta alle mutate abitudini di vita delle famiglie italiane. Tali aumenti determinano rispetto al totale dei punti vendita di ogni settore una variazione positiva pari a +6% per altro retail, +5% per abbigliamento-accessori e +14% per la ristorazione.
“Il sistema Confimprese, sia pure nelle difficoltà che il Paese sta attraversando, continua a crescere. In controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo nel commercio tradizionale, penalizzato dal successo dell’online e dalla conseguente desertificazione dei centri storici – afferma Mario Resca, presidente Confimprese (450 brand commerciali, 90mila punti vendita, 800mila addetti) -, il commercio moderno si difende in modo più strutturato grazie alla forza del marchio, alle economie di scala e alla revisione del rapporto con il consumatore posto al centro delle strategie di comunicazione. Nel 2023 il nostro centro studi stima 2.900 aperture di nuovi punti vendita. Un traguardo che testimonia la buona tenuta del retail, un motore decisivo per lo sviluppo del Paese, che a causa della pandemia è stato costretto a guardarsi all’interno, ripulire le proprie reti selezionando con maggiore accuratezza i propri partner e fornendo ai partner stessi – diventati più esigenti – offerte meglio strutturate a un consumatore che analizza, studia e sceglie i prodotti e acquista non solo dove c’è un’offerta adeguata per le sue esigenze di portafoglio, ma anche dove c’è innovazione”f.
Tra gli elementi di criticità segnalati dalla base associativa Confimprese ve ne sono due che rischiano di penalizzare lo sviluppo distributivo: la mancanza di personale e di materie prime, entrambe frutto della pandemia e del clima di incertezza generale. Le catene faticano a trovare personale di vendita, magazzino, cassieri, cuochi, addetti di sala, alla griglia e camerieri. Spesso per attrarli, trattenerli e combattere l’assenteismo presente in tutti i settori merceologici, i direttori hr mettono a punto strategie mirate di incentivazione e rewarding. Le difficoltà maggiori per la ricerca di manodopera si riscontrano al nord. Più ricettivo il Sud, che al momento rappresenta un serbatoio in cui attingere risorse.
Canali di vendita: centri commerciali indicati da 6 aziende su 10. Continua il buon andamento dei negozi di prossimità
Nei canali di vendita si registra un rinnovato interesse per i centri commerciali che, fortemente penalizzati sia durante la pandemia sia nei primi 5 mesi nel 2021 quando per decreto legge ne è stata decretata la chiusura durante i fine settimana e nei festivi, sono indicati da oltre il 60% delle aziende come canale prioritario per le aperture. Una percentuale che arriva al 75% per le aziende del comparto abbigliamento-accessori. Tale evidenza è anche frutto dell’impegno da parte dell’industria dei centri commerciali di ripensarsi per diventare sempre più luoghi di aggregazione, e non solo di consumo, e contrastare così l’avanzata dell’e-commerce.
Il secondo canale di preferenza è quello dei negozi di prossimità, indicato come prioritario dal 62% del settore altro retail. La prossimità indica le aree periferiche delle metropoli e cittadine di provincia che, divenuto un canale di riferimento durante la pandemia, anche oggi continua a intercettare le mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, che scelgono i negozi di vicinato per comodità e abitudine consolidata.
Nuove aperture: 6 aziende su 10 risentono del clima di incertezza internazionale. Ristorazione maggiormente penalizzata
Per il 63% delle imprese, le strategie di nuove aperture nazionali hanno risentito dell’attuale situazione di contesto economico-politica internazionale. A risentirne maggiormente è la ristorazione che, nonostante l’andamento positivo del mese di febbraio 2023 con cui si è lasciata alle spalle il periodo nero dell’emergenza sanitaria con una chiusura mese del +10,4% vs febbraio 19, soffre il clima di incertezza generale. Lo dichiara il 73% dei retailer, seguito dal 62% del comparto altro retail e dal 50% delle aziende operanti nell’abbigliamento-accessori.
Gli impatti delle chiusure sul conto economico: mancati ricavi e affitti troppo alti
Sulle cause delle 650 chiusure previste nel 2023 pesano principalmente due fattori, diretta conseguenza del Covid, che ha causato mesi di chiusure forzate degli esercizi commerciali: i mancati ricavi entrambi denunciati da quasi 1 retailer su 2 (48%) e l’eccessiva onerosità degli affitti, su cui pesano anche gli aumenti Istat, denunciata dal 39% delle insegne. Sono valori percentuali in linea con quanto osservato nel 2022. Tra le altre motivazioni, che esulano dal contesto pandemico, troviamo il processo di razionalizzazione della rete già in corso da anni (43%), la scadenza del contratto con il franchisee (13%) e la scadenza del contratto con l’immobile commerciale (9%).
Outlook delle aperture e nuova occupazione per settore
Tra i 2.900 punti vendita stimati dal Centro studi Confimprese si evidenziano di seguito alcune insegne. Si tratta sia di aziende di grandi dimensioni con piani di sviluppo della rete importanti sia di insegne più piccole con buone potenzialità di crescita.
In altro retail si segnala Kipoint, la catena di logistica di Poste Italiane che grazie al Covid ha registrato una buona crescita, punta su 18 nuovi punti vendita con 54 nuovi addetti. Ancod (Caredent, Clinica Dentale, Dental Coop, DentalPro, Excellent Dental network, Primo Group, Vitaldent) 7° gruppo della sanità in Italia, 270 centri all’attivo e altri 20 nel 2023 per un totale di 140 nuovi addetti tra odontoiatri e personale infermieristico.
Il gruppo Kasanova stima 85 nuovi negozi, Equivalenza catena spagnola attiva nella profumeria stima 20 aperture con 50 assunzioni. Nashi Argan (hair & skincare) prevede 10 nuovi negozi con un totale di 40 nuovi commessi. Per Corani & Partners (Jean Louis David, Franck Provost, Evos e The Barber&Co) sono in arrivo 13 saloni e 80 addetti, mentre per La Casa de las Carcasas, insegna spagnola di accessoristica per telefonia si stimano 60 punti vendita e 360 addetti.
In abbigliamento-accessori il gruppo Teddy (Terranova, Calliope, Rinascimento) è la catena che apre il maggior numero di punti vendita, 41 per un totale di 89 neoassunti. Buone le stime anche per Yamamay, 30 negozi con 95 addetti totali e Compar Bata 30 negozi e 95 persone assunte. Seguono i marchi di gioielleria Morellato con 18 punti vendita e 100 addetti e Stroili Oro con 10 aperture per un totale di 40 neoassunti.
Nella ristorazione si distingue il gruppo Cremonini che apre 50 locali a marchio Roadhouse Grill con 420 addetti. 101 Caffè ne stima 32 con 68 addetti alla vendita, Vera (Cremamore, Portello Caffè, Ristò, Rom’antica) 18 punti vendita e 120 addetti, Penta Group (La Yogurteria) 16 locali e 54 assunti, Lagardère travel retail Italia (Beercode, Bontà, Briccocafé, Moak, C. Coffee Lovers, Culto, deCanto, Emporio del grano, Homeburger, Natoo, Ristop, Rustichelli & Mangione, Aelia Duty Free, Relay, I Dolci di Agata, La Bottega dei Sapori, Scirocco), ha in programma l’apertura di 14 locali per un totale di 180 nuovi assunti. Lowengrube 8 birrerie e 165 addetti, Propositum (Capatoast) 6 punti vendita per 82 assunzioni. Un brand di piccole dimensioni, che ha già all’attivo 7 punti vendita e sta crescendo grazie alla peculiarità dei suoi prodotti, la Cannoleria Siciliana, ne aprirà altri 4, di cui 3 a Roma e 1 a Milano.