Per il presidente di Confindustria, la più volte annunciata “svolta” sembra finalmente possibile ma è necessario un “cambio di passo”
Un cauto ottimismo. Il presidente di Confindustria Umbria non si sbilancia, forse per “scaramanzia” o per non essere smentito da ciò che potrebbe accadere da qui al prossimo futuro “E’ ricorrente, da qualche anno – ha detto – intravedere verso dicembre timidi segnali di miglioramento che lasciano sperare in una inversione del ciclo economico a cominciare da gennaio. Segnali che, purtroppo, svaniscono in fretta, facendo ripiombare l’economia nella zona oscura della recessione”.
Ma adesso… – “Pare, e sottolineo pare, che la svolta ci possa essere davvero”. E’ questa la frase che ha caratterizzato la settimana prenatalizia in Umbria. Un piccolo dono, una strenna che arriva dopo il quadro desolante offerto dai recenti dati statistici relativi alla situazione economica regionale.
I numeri della crisi – Ne è consapevole Ernesto Cesaretti che nel corso della sua relazione durante l’annuale assemblea degli industriali, al Lyrick di Assisi ha, infatti, parlato dei 22mila posti di lavoro persi in 7 sette anni dall’industria umbra “Ed il contributo delle sue diverse componenti al valore aggiunto regionale – ha detto – è sceso di cinque punti, dal 29 al 24%”.
Cresce il clima di fiducia – Nello stesso periodo – ha aggiunto Cesaretti – il fatturato delle società di capitale è calato mediamente del 35%; il margine operativo lordo del 50%; l’utile del 143% ma a novembre il clima di fiducia delle imprese manifatturiere è salito. Migliorano i giudizi sugli ordini, e si innalzano le attese di produzione”.
Anche per il settore delle costruzioni si possono percepire segnali incoraggianti che farebbero intravedere una leggera risalita. Al tempo stesso sono di segno positivo le attese degli operatori del terziario.
Cesaretti ha poi sottolineato che “secondo i più recenti dati diffusi dall’Istat, analoghi sentimenti di fiducia sono espressi dal commercio al dettaglio ed all’ingrosso. I giudizi e le aspettative dei consumatori registrano valori in crescita. Nel 2015 il Pil dovrebbe segnare un aumento dello 0,5%, sostenuto dai consumi interni, dagli investimenti e dalle esportazioni, favorite dall’indebolimento dell’euro e dal rafforzamento della domanda internazionale”.
“Rimuovere le macerie” – Ma per poter procedere sulla via della ripresa e della crescita è importante prima compiere delle azioni dalla quali è impossibile prescindere: “Rimuovere le macerie che si sono accumulate da 7 anni a questa parte. Per recuperare i posti di lavoro persi occorrerà il triplo del tempo di quello che fu necessario dopo la recessione del 1990/91”.
Scongiurare la mediocrità – Per affrontare le sfide del futuro occorre essere preparati “Le nuove occasioni di lavoro – afferma il presidente di Confindustria – tenderanno a collocarsi sui punti estremi, e saranno connesse o a professionalità molto qualificate, capaci di collaborare all’avanzamento scientifico delle produzioni, oppure ad abilità manuali, funzionali a processi tradizionali ed artigianali”.
Di conseguenza – “Lo spazio che sta nel mezzo, che conta un gran numero di lavoratori, sembra destinato ad un notevole restringimento”. “Ne deriva un quadro per molti versi nuovo, rispetto al quale non si può rimanere fermi – è il monito del presidente degli industriali umbri. Perché – ha sottolineato – la medietà dell’Umbria non diventi mediocrità, e per evitarne la meridionalizzazione, occorre esprimere il meglio delle risorse che abbiamo, superando la logica del rimedio di cui talvolta siamo stati prigionieri”.