L’attacco della “mosca” sta mettendo in ginocchio le aziende agricole umbre, con un calo stimato fino all’80%, rispetto alla passata stagione. Chieste alla Regione misure adeguate di intervento
Un forte calo produttivo con picchi del 70-80% in meno, rispetto alle stagioni precedenti, soprattutto in alcuni territori. Questi, secondo le stime di Coldiretti Umbria, gli esiti della campagna olearia in corso. L’attacco della mosca dell’olivo sta causando la perdita anche totale della produzione per molte aziende e per tanti produttori che raccolgono per “autoconsumo” e con evidenti difficoltà pure per chi lavora nell’indotto, come cooperative e frantoi.
La lettera all’assessore all’agricoltura – Con una lettera indirizzata all’assessore regionale all’agricoltura Fernanda Cecchini, Coldiretti Umbria, ha chiesto alla Regione di individuare misure adeguate di intervento a sostegno delle imprese agricole danneggiate.
Tutto il territorio regionale – spiegano – è coinvolto da questo attacco ed in particolare sono state colpite le imprese agricole biologiche, molte delle quali saranno impossibilitate a raccogliere.
La stagione anomala – Una vera e propria calamità dunque – aggiungono – conseguenza di una stagione invernale ed estiva quantomeno anomale, a conferma degli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che stanno incidendo sempre più in negativo sul settore agricolo.
I rischi per i consumatori – Anche per effetto del concomitante dimezzamento dei raccolti in Spagna, maggior produttore mondiale di olio, il rischio – sottolinea Coldiretti – è anche quello che il mercato europeo dell’olio di oliva, con consumi stimati attorno a 1,85 milioni di tonnellate, venga invaso dalle produzioni provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che non sempre hanno gli stessi requisiti qualitativi e di sicurezza. “Per questo – secondo Coldiretti – occorre applicare le importanti modifiche alla disciplina introdotta dalla legge salva olio approvata nel febbraio 2013 sotto il pressing della Coldiretti che contiene misure di repressione e contrasto alle frodi e di valorizzazione del vero Made in Italy”.
Puntare sul territorio e la qualità del prodotto -Al tempo stesso, la Confederazione dei coltivatori diretti umbri fa riferimento al fatto che “Le imprese agricole del settore devono scommettere sempre con maggiore forza sul legame con il territorio umbro e sulla qualità del prodotto, con l’obiettivo di giungere comunque a un Piano olivicolo che possa rilanciare il comparto, dal lato dei consumi ma anche sul fronte dei prezzi all’origine che ancora non soddisfano le legittime aspirazioni degli imprenditori agricoli, implementando anche, nel corso della stagione, i sistemi di monitoraggio sulla salute degli olivi.
I numeri della produzione regionale – In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono oltre 27.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 90.000 quintali di olio l’anno (circa il 10% DOP); mentre l’incidenza del comparto sulla PLV agricola regionale è di circa il 6%.
La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è l’unica denominazione italiana estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani).
Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 250, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.