“Giovanna! Lei non deve sopravvivere, ma pretendere di vivere in un mondo migliore…io non ce l’ho fatta”

Giovanna e Davide, immagine tratta dal film "La finestra di fronte" - Ferzan Ozpetek (2003)

Giovanna e Davide, immagine tratta dal film "La finestra di fronte" - Ferzan Ozpetek (2003)

 Il Giorno della Memoria visto da “La finestra di fronte”

Il ricordo, l’identità e la ricerca di sé stessi, sono questi i temi in cui il regista Ferzan Ozpetek, nel film La finestra di fronte (2003) ci invita a porre  e ad interrogarci.

E lo fa mettendo a confronto la vita di una giovane donna, Giovanna e quella di Davide, un anziano, affetto da depressione e disturbi della memoria. La sua mente, infatti, è sempre ancorata al 16 ottobre 1943, quando i Nazisti rastrellarono il ghetto di Roma. Quel giorno egli riuscì a salvare alcune persone, ma non il ragazzo, con cui aveva un profondo legame di amicizia/amore, impossibile per l’epoca.

La finestra di fronte il trailer del film di Ferzan Ozpetek (2003) con Giovanna Mezzogiorno, Massimo Girotti, Raoul Bova e Massimo Nigro

In primo piano il viaggio interiore che porta Giovanna scoprire la propria vera essenza e passioni inattese e Davide a far riemergere con tutta la sua drammatica forza, la Storia, con la “S” maiuscola e il suo pesante bagaglio di insegnamenti.

 “Giovanna! Lei non deve sopravvivere, lei deve pretendere di vivere in un mondo migliore, io non ce l’ho fatta” –  è l’imperativo che rivolge alla sua giovane interlocutrice alle prese, invece, con una storia ‘comune’: lavoro monotono e ripetitivo e i piccoli grandi problemi di una qualsiasi famiglia a cui  “finalmente” – ad un certo punto  – sente di poter dare una svolta – proprio grazie allo sprone di Davide.

Nella scena finale del film, con lo sguardo rivolto a uno splendido panorama di una Roma contemporanea, le parole che Giovanna gli rivolge, risuonano profondamente: “Ho ancora bisogno di una tua parola, Davide, di un tuo sguardo, un tuo gesto. Ma poi all’improvviso, sento i tuoi gesti nei miei, ti riconosco nelle mie parole. Tutti quelli che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po’ di sé. Questo è il segreto della memoria? Se è così, allora mi sento più sicura, perché so che non sarò mai sola.”

Queste parole evocano il potere della memoria e dell’eredità che le persone lasciano dietro di sé. La storia di Davide e del suo amico segreto, interrotta bruscamente e per sempre a  causa delle persecuzione guidate dalle ideologie diaboliche e bestiali, durante il periodo più cupo del ‘900, diventa un simbolo delle sofferenze di molti altri. Anche Roma fu teatro di terribili atrocità, con migliaia di persone perseguitate e deportate a causa delle loro origini etniche, religiose o orientamenti sessuali.

La Gionata internazionale della Memoria(27 gennaio) è un momento cruciale per riflettere su questa tragica fase storica e per ricordare le vittime dell’Olocausto. È un’occasione per onorare coloro che hanno sofferto e per educare le nuove generazioni sull’importanza di combattere l’odio e la discriminazione. La vicenda di Davide ci invita a non dimenticare mai e a riconoscere l’importanza della memoria individuale e collettiva nel costruire un futuro più giusto e umano.

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