No all’usura, Fondazione Umbria per la prevenzione e Rai uniscono le forze

Siglato il protocollo d’intesa per contrastare i fenomeni criminosi e valorizzare la cultura della legalità

Un protocollo d’intesa fra la Fondazione Umbria per la Prevenzione dell’Usura e la Rai, nell’ottica della valorizzazione della cultura della legalità, finalizzata alla prevenzione e al contrasto del fenomeno dell’usura, è quello che è stato sottoscritto in questo inizio 2024 a Palazzo Donini, alla presenza della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.

A siglarlo sono stati il presidente della Fondazione, Fausto Cardella, il direttore della sede regionale per l’Umbria, Giovanni Parapini, e il direttore Accordi Istituzionali Rai Roberto Ferrara.

Si tratta – spiegano dalla Regione – di un’intesa che riveste particolare importanza, per la presidente Tesei, poiché l’accordo permette la diffusione delle attività che la fondazione svolge al fine di farle conoscere ai cittadini.

“Abbiamo implementato – ha spiegato la presidente della regione Umbria – fondi e attività della Fondazione, in un momento di particolare crisi, su tre filoni distinti ma collegati, come il contrasto, la necessaria prevenzione e la diffusione di una cultura della legalità. Per ciò che riguarda i progetti di sostegno sociale sottolineo le misure sul Caro bollette, a sostegno del pagamento di bollette di luce e gas in piena crisi energetica, sul Carovita, a sostegno delle famiglie provate dai rincari delle materie prime e dall’inflazione crescente, e sul Sovraindebitamento, destinata ad agevolare l’accesso alle procedure da sovraindebitamento”. 

L’evento è stato occasione anche per sottolineare come la Regione sia attiva anche per accompagnare le famiglie in difficoltà con politiche specifiche come quelle messe in campo negli ultimi anni, come le misure a favore di neomamme, bonus bebè, borse studio, contributi per attività sportive e centri estivi.

“La Fondazione Umbria contro l’Usura Onlus – ha ricordato il presidente Fausto Cardella – è attiva dal 1996 in Umbria sui temi della lotta e della prevenzione all’usura e all’estorsione, fenomeni criminosi che minano la tenuta del tessuto economico e sociale del territorio e che sono legati alla diffusione di una cultura malsana nei rapporti economico–finanziari. La forza della Fondazione sta nella sua duplice natura pubblica e privata: da una parte, avere il compito di perseguire interessi e finalità di pubblico rilievo e utilità avvicina la Fondazione alle istituzioni pubbliche; dall’altra, la struttura privata consente maggiore efficienza nello sviluppo e nella realizzazione degli obiettivi e delle attività proprie della Fondazione”.

 “La vocazione pubblico-privata della Fondazione – ha quindi sottolineato Fausto Cardella – appartiene anche alla Rai e questo protocollo costituirà uno snodo importante. La Rai ha sempre seguito con interesse le attività della Fondazione, ma questo protocollo potrà valorizzare ulteriormente gli sforzi compiuti dall’ente nella lotta e nella prevenzione dell’usura dando risalto al lavoro che quotidianamente viene svolto. Ma soprattutto questo protocollo consentirà di costituire un canale comunicativo forte tra la cittadinanza e la Fondazione. Devo su questo ringraziare la RAI che ha dimostrato ancora una volta di “stare sul pezzo”, cioè di essere davvero un ente votato al servizio pubblico esprimendo una sensibilità rara su temi non facili come l’usura e la prevenzione di questo odioso fenomeno”.

 “La Rai – ha detto con soddisfazione il direttore della sede regionale per l’Umbria, Giovanni Parapini – ha promosso e lavorato intensamente in questi mesi per la stesura e, quindi, la firma del protocollo propedeutico e nell’informare la comunità regionale e nazionale sui rischi che il crescere delle disuguaglianze genera e dei rimedi che si possono mettere in atto con le forme di sostegno e protezione da parte delle istituzioni coinvolte. Consideriamo l’evento di oggi uno dei più importanti realizzati nell’ambito del progetto Rai “ripartiamo dai territori” perché rappresenta un legame speciale con la nostra Terra unendo in modo credibile temi e valori centrali per il Servizio Pubblico, teso a favorire l’interesse nazionale”.

De Nuccio: “La professione contabile può rappresentare un punto di riferimento per individuare standard e best practice rilevanti

 Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha tradotto il documento “Small Business Sustainability Checklist”, realizzato dall’Ifac (International Federation of Accountants) di cui il Consiglio Nazionale è membro, con il fine di aiutare le piccole imprese a massimizzare i vantaggi derivanti dall’inserimento della sostenibilità nella propria strategia aziendale. La Checklist è uno strumento progettato per essere adattato da ciascuna azienda alle proprie specifiche esigenze in base al settore industriale di riferimento, al ciclo di vita dei prodotti e ai servizi offerti. Il documento elenca anche una serie di iniziative e azioni da considerare in termini di fattori ambientali, sociali e di governance (Esg).

Come delineato in un precedente documento dell’IFAC sulle “Informazioni sulla sostenibilità per le piccole imprese, le opportunità per i professionisti”, già tradotto dal Consiglio nazionale, i commercialisti sono nella posizione ideale per aiutare le piccole imprese in questa transizione grazie alla profonda conoscenza e competenza nelle materie aziendali. In qualità di consulenti di fiducia, infatti, i commercialisti possono riconoscere i rischi e le opportunità e consigliare le aziende sulle iniziative da intraprendere.

La Checklist, sviluppata sulla base del Piano d’azione per la trasformazione delle pratiche dell’Ifac, è stata lanciata insieme ad una serie di risorse per supportare i professionisti a migliorare le competenze e sviluppare conoscenze in questa specifica area emergente. A tal proposito, l’Ifac ha realizzato una pagina web dedicata che fornisce materiale su reporting, consulenza e formazione sulla sostenibilità, provenienti da organismi di normazione internazionali e membri della stessa organizzazione.

“Questo documento rappresenta uno strumento di supporto nella identificazione delle aree, dei rischi e delle opportunità legati alla sostenibilità, tema strategico di cui i commercialisti intendono essere protagonisti nei prossimi anni – commenta Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale della categoria –. La professione contabile può rappresentare un punto di riferimento per individuare standard e best practice rilevanti per le piccole imprese ai fini della creazione di valore per le comunità di riferimento nel breve, medio e lungo periodo. Ai commercialisti spetta anche il compito di indicare i vantaggi competitivi derivanti da un atteggiamento responsabile verso la società e l’ambiente”.

“Nel mondo, la maggior parte delle organizzazioni è di piccole dimensioni ed è innegabile la loro importanza per l’economia grazie al loro contributo al Pil e all’occupazione – afferma Gian Luca Galletti, consigliere nazionale dei commercialisti delegato allo Sviluppo sostenibile –.  Pertanto, esse devono essere parte attiva del dialogo sulle questioni legate alla sostenibilità. Gli studi professionali dei commercialisti sono nella posizione ideale per aiutarle a cogliere le opportunità e ad affrontare i rischi legati ai fattori Esg”.

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