Nonostante l’incremento del tasso di occupazione femminile, che ha raggiunto il 52,5% tra le donne di età compresa tra i 15 e i 64 anni, le problematiche legate al gender gap restano irrisolte. È quanto emerge dal nuovo Gender Policy Report curato dall’Inapp
Nel primo semestre del 2024 sono state attivate 4.294.151 nuove assunzioni, ma solo il 42% di queste ha riguardato donne. Inoltre, il 24,4% di tutte le assunzioni è avvenuto tramite incentivi, ma tre indicatori di qualità del lavoro restano critici.
Dal Rapporto dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche emerge infatti che:
- la maggior parte delle assunzioni avviene con contratti a tempo determinato (45,5% per gli uomini e 40,4% per le donne). I contratti a tempo indeterminato coprono solo il 18,3% delle assunzioni maschili e il 13,5% di quelle femminili, una quota inferiore ai contratti stagionali (17,6%).
- Quasi la metà dei contratti femminili (49,2%) è a part time, rispetto al 27,3% degli uomini.
- Il 64,5% dei contratti a termine delle donne è a part time, contro il 33% degli uomini.
CARICHI DI CURA E GENDER PAY GAP – Disparità di genere viene riscontrata anche nei carichi di cura tra uomini e donne, che continua ad avere ripercussioni su occupazione e redditi. Dopo la maternità, infatti, il 16% delle donne smette di lavorare, contro il 2,8% degli uomini. I congedi parentali sono richiesti per l’80% da donne, ma essendo a parziale copertura della retribuzione, determinano un gender pay gap di circa 5.000 euro.
LAVORO POVERO E BACKGROUND MIGRATORIO – Il lavoro povero ha una forte connotazione di genere. Secondo il Rapporto, ‘incidenza del lavoro a bassa paga è circa il triplo per le donne rispetto agli uomini (18,5% contro 6,4%). Inoltre, le donne immigrate hanno un tasso di occupazione più basso (48,7% contro 53,0% delle donne native) e una disoccupazione più elevata (14,2% contro 8,3%).
DIRETTIVE EUROPEE E FUTURE – Il report analizza inoltre tre direttive europee sulla parità di genere che l’Italia dovrà recepire entro la primavera del 2026. Queste direttive mirano a razionalizzare e sostenere gli organismi per la parità e a rafforzare il principio di parità retributiva attraverso misure di trasparenza retributiva.
NATALE FORLANI, PRESIDENTE INAPP – “L’occupazione femminile è una risorsa strategica, ma l’incremento del tasso di occupazione per avvicinarlo alla media europea trova l’ostacolo della difficoltà di avere servizi adeguati al lavoro di cura, per l’infanzia e per le persone non autosufficienti,” – ha dichiarato Natale Forlani, presidente dell’Inapp. “L’obiettivo di aumentare la dotazione di servizi e di migliorare la qualità dei rapporti di lavoro delle donne diventa pertanto una priorità delle politiche del lavoro.”