Lungaggini e giri a vuoto, identikit della burocrazia

Analisi della situazione con la delegazione umbra dell’associazione donne dirigenti d’azienda alla tavola rotonda moderata dal direttore di Panorama, Giorgio Mulè

In Italia occorrono 269 ore all’anno per gli adempimenti fiscali, 233 giorni per una licenza edilizia, 1132 giorni per una sentenza civile (la media dell’Unione è di 544 giorni), 124 giorni per l’allaccio dell’energia elettrica.
Bastano pochi numeri a dare il senso di una “burocrazia pachidermica” così l’ha definita Giorgio Mulè, direttore di Panorama, questa volta nel ruolo di moderatore della tavola rotonda organizzata in Confindustria – Umbria dalla delegazione regionale dell’ Aidda (associazione delle donne dirigenti d’azienda). Tema dell’iniziativa, cui ha partecipato anche il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, era “Semplificazione: opportunità di crescita e garanzia di trasparenza”.

Tiziana Tombesi – “Una pubblica amministrazione che non semplifica i processi rischia di essere dannosa di fronte all’incombere di una crisi senza precedenti nella nostra recente storia”. Lo ha sottolineato Tiziana Tombesi, presidente di Aidda Umbria in apertura del seminario. “L’iniziativa ha preso le mosse – ha sottolineato Tiziana Tombesi – dall’esigenza di un gruppo di imprenditrici che, anche in un periodo di grandi difficoltà come il presente, non rinuncia a cercare di capire cosa succede e, soprattutto, cosa potrà succedere. L’obiettivo dell’incontro è stato avere un confronto, per esempio, sulle iniziative di semplificazione delle procedure di accesso e rilascio delle autorizzazioni per la costituzione delle imprese, sulle modalità per accorciare i tempi di risposta della Pa, sulla semplificazione dei bandi pubblici”. Fino a poche settimane fa erano stati varati meno della metà dei 1277 decreti attuativi necessari per avviare i provvedimenti legislativi presi dal Governo Monti e poi Letta, con la conseguenza che tuttora molte norme varate da quei Governi sono ancora su carta. “In Italia in assenza di tutte le certezze –  ha sottolineato Mulè – c’è però la certezza legata al fisco, quella dei tempi autorizzativi e della giustizia, quella delle normative legate al lavoro”.
Marcella Panucci – Il direttore generale di Confindustria ha cercato di risalire alle cause per cui, nonostante le migliori intenzioni e la necessità di semplificazione diffusamente avvertita, non venga mai percepito dalle imprese nessun beneficio. “Credo che questo fatto sia legato – ha spiegato Panucci – a una evidente cultura ostile alle imprese. La nostra Pubblica amministrazione per sua natura è caratterizzata da una cultura autorizzativa e non da uno spirito di servizio dovuto ai contribuenti, cittadini e imprese, che pagano le tasse. Il primo cambiamento quindi deve essere di carattere culturale a partire da una azione politica forte. Vorrei che il Governo avesse chiaro che l’unico modo per dare futuro al Paese è puntare sulle attività economiche”.

 

 

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