L’allarme della Camera di commercio che, per contrastare il fenomeno, propone l’istituzione di un fondo regionale
Una significativa perdita di capitale umano, con migliaia di laureati che hanno trasferito la loro residenza all’estero negli ultimi dieci anni. Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, rilancia la proposta di un fondo regionale per incentivare il rientro dei talenti e contrastare questa tendenza negativa.
Una preoccupante emorragia di capitale umano, così la Camera di commercio dell’Umbria descrive i dati riguardanti i neolaureati della regione. Sì, perché dal 2013 al 2023, ben 4.165 laureati umbri hanno lasciato il Paese, generando un saldo negativo di 2.470 tra cancellazioni e ritorni. Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha rilanciato la proposta di un fondo regionale per contrastare questo fenomeno e incentivare il rientro dei talenti.
A livello nazionale, la situazione è altrettanto preoccupante: oltre 308.000 laureati italiani sono emigrati, mentre solo 131.692 sono rientrati. I giovani tra i 25 e i 39 anni sono i più colpiti, e nonostante una timida speranza sorta nel 2021, il trend negativo persiste. La regione deve affrontare questa sfida con politiche innovative e mirate.
GIORGIO MENCARONI: “Il report dell’ente camerale rilancia una grande questione che riguarda l’Umbria, ma anche tutta l’Italia, e che ha a che fare con le chance di successo della transizione digitale ed ecologica. La perdita secca che ormai da anni si registra nel saldo tra i laureati italiani che tornano dall’estero in Italia e quelli che invece sono usciti definitivamente verso l’estero è una perdita secca di potenziale di crescita.
La situazione, anche se sembra non peggiorare ulteriormente, almeno stando ai dati dell’Istat che la Camera di Commercio dell’Umbria ha sistematizzato, è cristallizzata in una perdita costante di laureati nell’interscambio con l’estero. Per Mencaroni “Occorre favorire la riduzione prima e la scomparsa poi di questa forbice sfavorevole, che deriva da tanti fattori che vanno studiati a fondo e che attengono ai problemi del sistema Paese, anche con incentivi ad hoc che da un lato frenino le uscite e dall’altro attraggano dall’estero le persone più istruite, con aiuti specifici per i laureati italiani che tornano a lavorare nel nostro Paese. Una questione certamente nazionale, ma che va affrontata anche a livello regionale”.
La proposta è quella di istituire un fondo regionale ad hoc a cui contribuiscano tutti gli enti e che sia aggiuntivo rispetto ad auspicabili interventi nazionali. “Su questo tema la Camera di Commercio – sottolinea il presidente – c’è a tutto tondo, sia spingendo per la crescita innovativa delle imprese sulle ali della transizione digitale ed ecologica, sia rafforzando l’offerta formativa per imprese e cittadini, soprattutto giovani, sia con l’impegno a partecipare a un’iniziativa regionale di incentivi per chiudere la forbice negativa che l’Umbria ha sui laureati”.
I DATI DEL DECENNIO 2013-2023 Nel decennio 2013-2023, 4.165 laureati umbri hanno trasferito definitivamente la loro residenza all’estero. Nello stesso periodo, dall’estero sono tornati in Umbria 1.695 laureati, traducendosi in un saldo negativo di 2.470 laureati per la regione. La situazione è peggiorata nel tempo: nel 2013, le cancellazioni definitive verso l’estero erano 233, già superiori alle 73 iscrizioni dall’estero. Dieci anni dopo, nel 2023, le uscite sono salite a 450, mentre i rientri si sono fermati a 219. Nonostante un aumento dei rientri (da 49 nel 2013 a 102 nel 2023), il saldo rimane fortemente negativo.
I dati emergono alla luce dell’uscita dei dati Istat relativi al 2023, che permettono di osservare quanto accaduto nell’intero decennio 2013-2023 e che sono stati approfonditi e sistematizzati nel report preparato dall’Ufficio Stampa e Comunicazione dell’Ente camerale.
LA SPERANZA DEL 2021 Nel 2021 sembrava profilarsi un’inversione di tendenza. Le uscite si erano ridotte a 312 e i ritorni erano saliti a 234, portando il saldo negativo a 78. Tuttavia, questa speranza si è rivelata effimera: nel 2022 i trasferimenti definitivi verso l’estero sono aumentati a 451, rimanendo stabili nel 2023 con 450 partenze. I ritorni, invece, si sono mantenuti pressoché invariati, passando da 234 nel 2021 a 214 nel 2022 e a 219 nel 2023.
Il 2021, d’altronde, fu un anno eccezionale – come sottolineato dall’ente camerale – con un poderoso rimbalzo dell’economia dopo l’annus horribilis 2020 e con le ali spiegate sulle speranze accese dai progetti per i 200 miliardi di euro del Recovery fund europeo “Next Generation Eu”, poi declinate nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Il rimbalzo economico e le speranze di una crescita futura forte e innovativa dell’Italia ebbero un ruolo, probabilmente, nel far sì che meno laureati partissero e che un numero maggiore arrivasse.
L’UMBRIA NEL QUADRO NAZIONALE Il fenomeno della fuga dei laureati non riguarda solo l’Umbria. Tra il 2013 e il 2023, a livello nazionale, 308.824 laureati italiani hanno lasciato definitivamente il Paese, mentre 131.692 sono rientrati, generando un saldo negativo di 169.132.
Tutte le regioni italiane presentano un saldo negativo, comprese quelle del Nord. La Lombardia, ad esempio, registra una perdita di 34.611 laureati, il Piemonte 14.201 e il Veneto 15.814. In termini percentuali, l’incremento delle cancellazioni definitive è stato del 90,1% in Italia, mentre l’Umbria si attesta a +93,1%, in linea con la media nazionale.
Le regioni con il maggiore incremento percentuale sono l’Abruzzo (+170,1%), il Molise (+133%), le Marche (+124,3%) e il Veneto (+120,1%).
CHI PARTE? L’ANALISI PER FASCE DI ETÀ Analizzando il decennio, emerge che i laureati umbri che si trasferiscono all’estero appartengono principalmente alla fascia 25-39 anni, con 2.672 cancellazioni. Seguono la fascia 40-64 anni (1.108), quella 0-24 anni (205) e infine gli over 65, con 180 laureati che hanno lasciato il Paese.
CONCLUSIONI Il fenomeno della fuga dei laureati rappresenta una sfida cruciale per l’Umbria e per l’intero Paese. L’analisi dei dati – specificano dalla Camera di commercio regionale – evidenzia la necessità di politiche mirate, sia a livello regionale che nazionale, per invertire questa tendenza e trattenere il capitale umano indispensabile per il futuro sviluppo economico e sociale.