L’Umbria riparte dai fornelli… La cucina in primo piano. Servono creatività, manualità, una buona dose di passione e, nella maggior parte dei casi, un piccolo o grande investimento di denaro. Tutto dipende dal grado di specializzazione cui si mira. Ne vale la pena? Le possibilità di occupazione sono quasi assicurate. Parola dagli addetti ai lavori.
“La collocazione è abbastanza garantita – come spiega Ronny Albucci, direttore della Chef Academy di Terni – ma presuppone un’apertura alla possibilità di spostamento così come richiesta in questo momento dal lavoro”. Un altro elemento fondamentale, oltre la preparazione professionale, è la qualità della persona stessa. “Comunque – aggiunge Albucci – per quanto ci riguarda abbiamo delle storie di successo. E’ stato nostro allievo un ragazzo che ha raggiunto la prima posizione in classifica nella nazionale italiana cuochi, poi ci sono casi di persone che adesso gestiscono ristoranti dopo una brevissima e fulminante carriera”.
Molto alta anche la percentuale degli allievi che hanno trovato un impiego al termine di uno dei corsi proposti dall’Università dei Sapori di Perugia. Si tratta del 75%, come ha riferito la stessa presidente Anna Rita Fioroni durante la presentazione del programma 2014. “Inoltre – ha aggiunto – il dato si potrebbe estendere al 85/90% se considerassimo anche le collaborazioni attivate. Si tenga conto che al concludersi dell’anno 2013 l’ente ha erogato oltre 20mila ore di formazione, con la partecipazione di più di 1.000 allievi”. Si tratta comunque di un dato parziale che tiene conto solo dei progetti conclusi nel 2013 ma si prevede un sostanziale incremento nell’anno in corso.
Il binomio enogastronomia/Umbria è quindi sempre più stretto. Per la terra degli olii d’oliva eccellenti, dei vini pregiati, del tartufo nero, della norcineria… trascurare questo comparto sarebbe come minimo un autogol. Ed ecco che proprio dal cuore verde d’Italia si fanno strada esperienze formative sempre più mirate (punto di riferimento non solo in Umbria) per rispondere con efficacia alle richieste del mercato.
I costi A fare la differenza è soprattutto la documentazione che viene rilasciata al termine del percorso formativo: un semplice un attestato di frequenza o la qualifica professionale. Dal sondaggio a livello regionale emerge che occorrono in media circa 2mila euro per un corso da pizzaiolo legalmente riconosciuto, dai 3500 fino ai 3900 euro per un corso ‘aiuto cuoco’, mentre per un corso ‘cuoco’, l’investimento richiesto è compreso tra i 5.500 e i 6mila euro, fino ad arrivare ai master – ‘corso superiore di cucina italiana’, che può sfiorare anche i 9mila euro. Le cifre si abbassano notevolmente per i corsi cosiddetti-brevi (circa 1000 euro) e i corsi amatoriali, attorno ai 100 euro.
Attualmente alla Chef Academy, solo il 5%degli iscritti è umbro, il resto proviene da altre regioni e da altri nazioni come Giappone, Kenya, Indonesia, Brasile. “La nostra è un’esperienza ‘recente’, sono circa due anni e mezzo di attività, ma il trend è in crescita. Siamo attorno ai 300 iscritti” – riferisce Albucci che tra i tanti riconoscimenti, di recente ha ottenuto anche quello di ternano dell’anno, grazie a un concorso lanciato da un quotidiano locale. “Per quest’anno – fa notare – siamo già alla saturazione delle aule, i nostri laboratori di cucina e pasticceria sono già occupati con una calendarizzazione che li vede impegnati fino all’estate”.
La predilezione per il comparto emerge anche dalle scelte degli istituti superiori, tramite il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. La maggior parte dei ragazzi umbri opta per un indirizzo di studi che offra competenze subito spendibili nel mondo del lavoro. Il 54,7% degli iscritti quest’anno ha scelto i licei, gli istituti tecnici il 27,5%. Gli istituti professionali il 17,8%. Al primo posto si conferma lo Scientifico, cresce il Linguistico, e tiene il Classico. Ma è costante l’interesse per gli istituti tecnici e professionali con l’alberghiero che conserva il suo primato proprio per la crescente attenzione per l’enogastronomia e il settore agroalimentare.