Il grido d’allarme di Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the children che avverte: “La crisi sanitaria può indurre un vero cambiamento che garantisca la sostenibilità ambientale e sociale”
In occasione della giornata mondiale dell’ambiente l’Ong accende i riflettori sugli effetti della crisi ambientale e del cambiamento climatico sui bambini, in Italia e nel resto del mondo
“Bambini e ragazzi nel nuovo millennio si trovano a dover fronteggiare le insidie di un mondo più caldo, instabile e dagli scenari molto incerti, con rischi enormi legati all’innalzamento del livello del mare, eventi metereologici estremi, cibo e acqua contaminati, ondate di calore, nuove malattie infettive e migrazioni su ampia scala. La loro fragilità socio-economica rende ancora più violento l’impatto su di loro dell’emergenza climatica e della crisi ambientale”, è il grido d’allarme lanciato da Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children.
Nella giornata mondiale dell’ambiente, l’organizzazione internazionale per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, accende i riflettori sugli effetti della crisi ambientale e del cambiamento climatico sui bambini, in Italia e nel resto del mondo, con focus particolare su coloro che vivono in condizioni di maggiore vulnerabilità.
La situazione in Italia
In Italia – riferiscono dalla Ong – i bambini e i ragazzi che vivono nelle famiglie più fragili dal punto di vista socio-economico, spesso in abitazioni fatiscenti, in quartieri privi di verde pubblico e a contatto con fonti di inquinamento, o in aree soggette a rischio sismico o dissesto idrogeologico, sono anche i più esposti agli effetti della crisi ambientale.
“Nel nostro Paese – prosegue Save the children – più di 1 minore su 3 (37%) vive nelle 14 città metropolitane dove l’inquinamento dell’aria spesso è elevato e supera i limiti previsti; al sud, la metà delle famiglie con figli tra i 6 e i 17 anni dichiara di non avere verde pubblico entro 15 minuti a piedi, una percentuale che invece al nord si attesta al 10%. E, sempre nel Mezzogiorno, 1 famiglia su 10 nota la presenza di degrado nel paesaggio che la circonda. Bambini e ragazzi che in molti casi vivono in abitazioni provvisorie e inadeguate, con scarso accesso ai servizi di base, dove quasi 1 famiglia su 3 (30%) non si fida a bere l’acqua del rubinetto, con un ampio divario tra nord (20,6%) e sud (41,5%)”.
Nel mondo
Dal 2010 al 2017, sottolinea l’Organizzazione, si calcola che oltre 193 milioni di persone, nel mondo, siano diventate sfollati o profughi ambientali (2) e nel solo 2018 40 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case a causa di confitti e disastri ambientali (3). Solo nel Corno d’Africa, già alle prese con gli effetti devastanti della carestia e della siccità, nelle ultime settimane la popolazione sta facendo i conti con un ulteriore mix letale: l’invasione di locuste del deserto, l’emergenza Coronavirus e le inondazioni mettono infatti fortemente a rischio soprattutto la vita dei bambini più vulnerabili, in Paesi come Somalia, Etiopia e Kenya dove almeno 5,2 milioni di bambini sotto i cinque anni di età soffrono di malnutrizione acuta, e di questi circa 1,3 milioni sono colpiti da forme ancora più gravi di malnutrizione e rischiano di morire di fame.
Conseguenze del cambiamento climatico e disastri di natura ambientale di cui gli adolescenti italiani sono particolarmente consapevoli, come dimostrano i dati elaborati dall’Istat per Save the Children. Quasi la metà dei ragazzi e delle ragazze tra i 14 e i 17 anni (47%) si dice preoccupata per gli effetti dei cambiamenti climatici, il 54% è allarmato per l’inquinamento dell’aria e il 42,5% per quello idrico. Quattro adolescenti su 10, inoltre, pensano che la produzione e lo smaltimento dei rifiuti rappresentino un serio problema, 1 su 4 è allarmato per la distruzione delle foreste e 1 su 5 per il dissesto idrogeologico.
“I bambini e gli adolescenti, in Italia come in tutto il mondo, hanno semplicemente diritto a un pianeta vivibile per gli anni futuri e, a gran voce, stanno chiedendo al mondo e ai governi di cambiare finalmente rotta, come dimostra anche l’iniziativa ‘Change the future” promossa dai ragazzi e dalle ragazze di SottoSopra, il Movimento Giovani per Save the Children. E in questo contesto il nostro Paese, che nel 2021 avrà la presidenza del G20 ed ospiterà alcuni eventi preparatori della COP 26, tra cui uno dedicato ai giovani, potrà giocare un ruolo di primo piano per far sì che i temi della sostenibilità ambientale e sociale e della lotta ai cambiamenti climatici, diventino una priorità assoluta”, ha proseguito Daniela Fatarella.
In Italia più di 6 milioni di abitanti risiedono in zone ad elevato o medio rischio di alluvioni e 1,2 milioni in zone a rischio elevato o molto elevato di frane (4). Rischi ai quali va ad aggiungersi anche quello sismico: su un totale di poco più di 40 mila edifici censiti dall’anagrafe dell’edilizia scolastica, 7 mila sono considerati “vetusti”, oltre 15 mila sono privi di collaudo statico e oltre 21 mila non hanno il certificato di agibilità (5). Scuole che in alcuni casi rappresentano un luogo a rischio per i minori anche nell’ottica dell’inquinamento. Nelle aree urbanizzate del Paese, il 6% degli edifici scolastici si trova vicino a fonti inquinanti, con prevalenza al centro-nord e picchi che superano l’11% nelle province di La Spezia, Modena e Milano (6).
“Siamo oggi a un bivio: la crisi sanitaria può indurre un vero cambiamento che garantisca la sostenibilità ambientale e sociale, anche grazie agli ingenti investimenti previsti in sede europea per il Green Deal, dalla programmazione del bilancio pluriennale 2021-2027 e dal Piano Next Generation EU. Oggi più che mai è necessario che il nostro Paese colga l’opportunità di queste risorse e metta in campo azioni in tale direzione: dalla riconversione di siti industriali inquinanti, alla rigenerazione di spazi pubblici abbandonati da destinare ad attività educative e culturali per bambine e bambini, alla ristrutturazione in chiave ecologica delle scuole”, ha concluso Daniela Fatarella.