Infermieri, l’Ipasvi di Perugia in difesa dell’Udi

Dura presa di posizione sul ricorso al Tar dell’Umbria dei sindacati medici Cimo e Aaroi Emac, per l’annullamento dell’Unità di degenza infermieristica. Riganelli: “I cittadini umbri rischiano di perdere un importante servizio”

Presa di posizione immediata del Collegio Ipasvi di Perugia alla notizia del ricorso di alcuni sindacati medici al Tar Umbria per l’annullamento dell’Unità di degenza infermieristica costituita pochi mesi fa a Perugia.
 In una nota inviata agli organi di stampa, il presidente del Collegio Ipasvi di Perugia Palmiro Riganelli, sottolinea che “i cittadini umbri rischiano di perdere un importante servizio da poco attivato presso l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia: l’Unità di degenza infermieristica, un servizio per persone ricoverate in ospedale in condizioni stabili che dopo essere state adeguatamente trattate e aver risolto uno o più problemi clinici determinati da una patologia, non necessitano più di interventi medici, ma devono solamente continuare l’attività assistenziale, prevalentemente infermieristica, in attesa di completare il loro percorso presso il proprio domicilio o nelle strutture residenziali, lasciando liberi posti letto per le urgenze”.
 La causa, spiega Riganelli, è un “ricorso anacronistico perché il modello organizzativo definisce chiaramente i diversi ambiti di autonomia, di competenza e di responsabilità professionale e attraverso un’appropriata presa in carico delle persone con i loro problemi assistenziali, gestisce le diverse problematiche assistenziali assicurando efficacia, sicurezza e appropriatezza degli interventi grazie a personale specificatamente preparato in possesso con un significativo bagaglio di competenze ed esperienza professionale”.
 Il no de sindacati medici Cimo e Aaroi Emac –   Il servizio attivato due mesi fa ha già accolto circa 100 persone. A tutte queste è stata garantito un elevato livello di qualità dell’assistenza, una efficace risoluzione dei problemi assistenziali. Ora, due sindacati medici (Cimo e Aaroi Emac), con motivazioni “prive di fondamento e anche non corrispondenti alla realtà” – sottolinea Riganelli – chiedono al Tribunale Amministrativo regionale dell’Umbria l’annullamento dell’atto con il quale il servizio è stato istituito e di conseguenza la sospensione immediata di questo servizio ai cittadini umbri.
 Nel dettaglio – Il servizio, che ha riscontrato un elevato livello di gradimento sia da parte degli assistiti che dei familiari, in questi due mesi, ha consentito secondo quanto illustrato dal Collegio Ipasvi di Perugia una drastica riduzione del numero di posti letto aggiunti nei corridoi con conseguente aumento dei livelli di appropriatezza, di qualità e di sicurezza nella gestione degli accessi ospedalieri. “Questa organizzazione – fanno notare dall’ente –  permette, inoltre, di migliorare i rapporti funzionali con le strutture territoriali, una migliore qualità della presa in carico e della continuità assistenziale. Un servizio che ha dimostrato di potere fornire risposte concrete e a quei bisogni di salute prevalenti come la cronicità ed il post acuzie che costituiscono i principali elementi di criticità di un sistema che deve confrontarsi ogni giorno con i sempre maggiori problemi di salute dei suoi cittadini”.
 La parola al Tar – Ora la parola passa al Tar al quale spetta la decisione. “Il Collegio Ipasvi della Provincia di Perugia, tutti i suoi professionisti infermieri insieme a tutti i cittadini umbri – conclude la  nota di Riganelli -auspicano che nella decisione che verrà presa si tengano in considerazione, prima di tutto, i bisogni di salute dei cittadini, le esigenze e le necessità di risposta alle sempre maggiori esigenze assistenziali delle persone, la qualità e l’efficacia dei risultati piuttosto che spiccioli interessi di categoria che niente hanno a che fare con quelli del nostro sistema socio sanitario e dei suoi cittadini”.
 

 

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