Presentata l’indagine condotta da Cna in collaborazione con il centro studi Sintesi. Raddoppiati negli ultimi anni i prestiti in stato di riscossione non certa, fino a superare la media nazionale con 2.518 milioni di euro al 30 giugno 2014
Un sistema del credito fondato quasi per intero su imprese e famiglie, sulle quali si concentra il 95% circa degli impieghi e dei depositi nella regione; un credit crunch che si è fatto sentire a partire dal 2011, soprattutto verso le imprese, con una variazione negativa del 5,1% dei finanziamenti concessi; un risparmio, per contro, in crescita sia da parte delle famiglie che delle imprese, a dimostrazione dei timori e delle incertezze nei confronti del futuro; un’incidenza delle sofferenze sui maggiori affidati (normalmente le grandi imprese) pari al 76%. È questo, in breve, il risultato dell’indagine condotta in collaborazione con il centro studi Sintesi su ”Il quadro del credito in Umbria”.
La mappa del sistema creditizio – Dallo studio emerge infatti che i soggetti sui quali si concentra il sistema creditizio nella regione sono le famiglie (31% degli impieghi, 77,8% dei depositi) e le imprese. Queste ultime “assorbono” il 63,4% degli impieghi per un importo pari a 13.426 mln di €, una quota considerevole e sensibilmente più elevata della media nazionale (appena al di sotto del 50%), mentre sul fronte dei depositi le imprese umbre si fermano al 17,2%, inferiore di oltre un punto percentuale rispetto al 18,3% della media Italia. Un ruolo decisamente più marginale su entrambi i
Maggiori difficoltà per le imprese – Andando ad esaminare gli effetti del cosiddetto credit crunch, emerge che in Umbria i suoi effetti si sono cominciati a sentire solo dalla metà del 2011: da questo periodo a metà del 2014 gli impieghi hanno subito una contrazione di 982 milioni di € (-4,4%). Nel periodo precedente (2008-2011), invece, il credito ha continuato ad essere erogato nonostante la crisi economica in atto. Sono state le imprese a risentirne maggiormente, con una contrazione che nel periodo è arrivata a toccare quota – 5,1%, contro l’1,3% subito dalle famiglie. Più consistenti invece le restrizioni subite dalle Amministrazioni Pubbliche (-13,6%) e dagli altri soggetti, che però presentano volumi di impieghi meno importanti. Sempre per lo stesso periodo si registra una tenuta dei depositi delle imprese che in regione continuano a crescere (+8,9%), anche se in misura più limitata rispetto alla media italiana (+13,5%), mentre i depositi delle famiglie sono praticamente in linea con la dinamica nazionale.
Andando ad esaminare nello specifico il sistema delle imprese, emerge che sono quelle più piccole (fino a 20 addetti) a pagare il prezzo più alto, con diminuzioni di ben 18 punti percentuali (quasi 3 punti in più della media nazionale), contro il – 14% delle aziende di maggiori dimensioni (in Italia – 16,1%).
Prestiti in stato di riscossione non certa – Ma è sul fronte delle sofferenze che emerge una situazione drammatica, con un incremento progressivo e costante dei prestiti in stato di riscossione non certa, raddoppiati sia nel periodo 2008-2011 che nel triennio successivo 2011-2014, superando la media nazionale e raggiungendo i 2.518 milioni di € al 30 giugno 2014. Andando nel dettaglio sembrano essere le grandi imprese ad avere maggiori problemi di solvibilità, con il primo 10% degli affidati della regione che, a fronte di finanziamenti pari al 71% del totale, generano il 76% delle sofferenze.
Una boccata di ossigeno potrebbe arrivare dalla Bce con la nuova serie di operazioni di rifinanziamento alle banche in modo da far affluire i fondi a famiglie e imprese. Con le Targeted Long Term Refinancing Operations si stima che alle imprese umbre potrebbero arrivare dai 560 ai 680 milioni di euro (a seconda dei criteri adottati per la distribuzione), facendo tornare gli impieghi ai 14 miliardi del periodo pre-crisi.