Il settore moda si lecca le ferite e guarda al futuro

Nel 1° trimestre del 2020 le perdite per tessile abbigliamento sono state pari e 3 miliardi e mezzo di euro rispetto allo stesso periodo del 2019.

Circa 400 aziende del T&A riconvertite per la produzione di mascherine

Ammortizzatori sociali e politiche di garanzia della liquidità. Per circa il 90% delle aziende del settore moda in Italia, questi dovrebbero essere gli assi prioritari di intervento da parte del Governo in questo difficilissimo momento.

È quanto emerge dall’indagine realizzata dal Centro Studi di Confindustria Moda sui primi tre mesi del 2020, quindi in piena emergenza sanitaria. Tale analisi consente una prima e più puntuale valutazione delle problematiche che le aziende si sono trovate ad affrontare e dei danni economici subiti. 

Tra smart working e richiesta di ammortizzatori sociali. Così si è mossa la gran parte degli imprenditori moda all’indomani dello scoppio dell’emergenza Covid-19

Con riferimento ai principali risultati dell’Indagine, a causa dell’emergenza sanitaria: il 95% circa delle aziende a campione prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali, coinvolgendo nel 65% dei casi oltre l’80% dei lavoratori; circa l’80% delle aziende a campione ha attivato lo smart-working, dove la tipologia di attività lo consentiva. Secondo la stessa indagine il 42% delle aziende a campione ha accusato un calo del fatturato compreso tra «il -20% e il 50%»; il 28% ha registrato una flessione tra «il -10 e il -20%», mentre un residuale 7% «superiore al -50%». La flessione media del fatturato risulta pari al -25,4% (contro il 36,2% medio del TMA); 
Il 49% delle aziende a campione ha accusato un calo della raccolta ordini tra «il -20% e il 50%» rispetto al medesimo periodo dello scorso anno; il 29%, invece, ha registrato una flessione compresa tra «il -10 e il -20%». 

La riconversione delle aziende per la produzione di mascherine

Fin dai primi giorni dell’emergenza l’associazione è stata collettore delle numerose aziende associate che desideravano mettersi al servizio del Paese, con la produzione di materiale che era indispensabile ma carente e cercavano una guida comune per poterlo fare correttamente. Nasce così l’attività che vede insieme aziende di SMI- Confindustria Moda e CNA coordinate da PWC e Sportello Amianto per rispondere alle richieste del Paese, riconvertendo parte della produzione del settore T&A.
A questa chiamata hanno risposto fin dai primissimi giorni ben 200 aziende del settore che oggi sono raddoppiate, creando una capacità produttiva di più di 5 milioni di mascherine alla settimana per la maggior parte dedicate alla collettività (Art.16 Comma 2 DPCM CuraItalia)
Alcuni produttori hanno, nel frattempo, ottenuto la certificazione per poter produrre la tipologia chirurgica (art.15 DPCM CuraItalia), per aumentare e diversificare l’offerta.






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