L’emblematica analisi di Silvia Avallone sui giovani e il lavoro. L’autrice di “Acciaio” presenta a Terni il suo ultimo romanzo mentre è in corso una manifestazione politica ad alta tensione
“Quel dato drammatico dell’Istat sui giovani chi non studiano, non hanno un lavoro e nemmeno lo cercano, perché hanno perso le speranze, perché si sono arresi, è un dato da combattere. Questo è lo spirito con cui ho scritto Marina Bellezza”. Così Silvia Avallone parla del suo nuovo romanzo che arriva dopo quattro anni circa dall’uscita di “Acciaio”, il libro che è stato tradotto in 22 lingue ed è diventato un film, oltre ad aver vinto il “Premio Campiello Opera Prima” e ad arrivare finalista allo “Strega”.
La presentazione a Terni, durante la manifestazione politica – “I due romanzi sono uno il seguito dell’altro” – ha spiegato l’autrice, durante l’incontro del 16 maggio 2014, alla biblioteca comunale di Terni, un’altra città dell’Acciaio impegnata in una fase difficile, come quella che fa da sfondo al primo libro di Avallone. E sempre a Terni, mentre era in corso l’evento culturale, un dispiegamento di forze dell’ordine, nella piazza adiacente, tentava di contenere gli animi dei partecipanti a una manifestazione politica. Un gruppo è comunque riuscito a fare irruzione all’ingresso della biblioteca per bloccare un giovane che stava fotografando alcuni momenti dell’iniziativa dal terrazzo della struttura che affaccia su quella stessa area. Qualche istante di tensione che però non ha interrotto la presentazione con il Prof. Fausto Dominici, critico letterario ternano, docente di Lettere al Liceo Classico.
Il senso del romanzo – “Parto da una fabbrica e arrivo in un territorio dove le fabbriche non ci sono più, il biellese, che ha avuto una lunga tradizione industriale ma che poi è passata, si è trasferita in Polonia e altrove. Cosa rimane lì?”. I ragazzi di “Acciaio” sono molto giovani, sono adolescenti, Andrea e Marina invece hanno 22 e 27 anni “Sono due figli – dice Avallone – che non vogliono restare figli per sempre, perché questo è un altro dei pericoli che stiamo vivendo, cioè il dover essere per sempre figli, dover dipendere da qualcun altro, non poter diventare autonomi”. Ed ecco che i due personaggi di “Marina Bellezza” diventano due eroi, seppur attraverso percorsi differenti, protagonisti di quello potrebbe essere definito un inno alla positività, un invito a ribellarsi a una cultura orientata in tutt’altra direzione.
Il riscatto dei giovani – “Andrea è un ragazzo stufo di desiderare quello che gli hanno insegnato a desiderare in questi ultimi vent’anni – sottolinea la giovane autrice, originaria di Biella ma residente a Bologna – studiare non serve a niente, lavorare è da stupidi, quando c’è una scorciatoia, no?”. Andrea dice no a tutto questo, per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna e ripartire dalle origini ma con la mentalità di uno nato nel 1985. Marina ci arriverà attraverso tappe diverse “E’ la figlia che abbiamo cresciuto – questo il ritratto che ne fa Avallone – lei desidera visibilità e la bellezza la usa come un’arma, è una che non legge un libro, (siamo nel Paese del ministro che ha detto che con la cultura non si mangia, quindi non possiamo lamentarci). Gli unici esempi che ha avuto, sono stati quelli visti alla tv, Belen Rodriguez e Fabrizio Corona, sono stati i personaggi più pubblicizzati. In TV, non c’era Margherita Hack tutti i giorni, c’erano le Veline ma a un certo punto si ribella anche lei al mito del successo, della vittoria, perché non puoi vincere soltanto, che te ne fai di vincere in un deserto”.
Titolo: Marina Bellezza
Autrice: Silvia Avallone
Edizione: Rizzoli, 2013 pag. 509
Indice
Parte prima
Far West
Parte seconda
Cowboy vs Cinderella
Parte terza
Eldorado