I liquami suinicoli utilizzati per fertilizzare i terreni dei fondovalle e delle zone collinari umbre assicurando allo stesso tempo la sostenibilità ambientale
Si è conclusa la seconda fase della sperimentazione, gestita dal Servizio Sistemi naturalistici e zootecnia della Regione Umbria
È possibile utilizzare, con innovative tecniche organizzative e operative, i liquami suinicoli per fertilizzare i terreni dei fondovalle e delle zone collinari umbre assicurando allo stesso tempo la sostenibilità ambientale grazie al contenimento di rilasci di sostanze inquinanti nelle acque e alla riduzione delle emissioni di gas e odori molesti. E’ quanto afferma la Regione Umbria che, per dimostrare l’applicabilità delle nuove tecniche e misurarne gli effetti in termini di risposte produttive delle colture, ha dato avvio a una sperimentazione effettuata con la collaborazione del Centro Ricerche Produzioni Animali (Crpa) di Reggio Emilia in alcune aziende agricole del territorio di Marsciano, caratterizzato da una significativa presenza di allevamenti suinicoli.
Sostenibilità ambientale ed economica – L’obiettivo finale, in coerenza con le linee di azione del Piano zootecnico regionale, è quello di realizzare un ciclo virtuoso in cui l’allevatore è facilitato nel trovare terreni per lo spandimento dei reflui zootecnici nel caso non siano nella sua disponibilità, il proprietario dei terreni trae beneficio dall’utilizzo dei liquami che ne migliorano la fertilità senza il ricorso a concimi di sintesi, con le nuove tecniche e macchine di ultima generazione che limitano l’impatto ambientale; è inoltre assicurata una maggiore tracciabilità degli spandimenti dei reflui.
Fase di sperimentazione – Nei giorni scorsi si è conclusa la seconda fase della sperimentazione, gestita dal Servizio Sistemi naturalistici e zootecnia della Regione Umbria e iniziata in autunno con una prova dimostrativa condotta sui terreni di due aziende liberi da colture dove con una macchina semovente cingolata, a basso calpestamento per salvaguardare la struttura del terreno, era stato distribuito il liquame ed era stato immediatamente interrato, così da evitare lo scorrimento in superficie nei terreni in pendenza e l’emissione nella zona di gas che alterano il clima e maleodoranti.
Quattro aziende coinvolte nella sperimentazione – Stavolta le prove hanno interessato i terreni di quattro aziende coltivati a mais e a girasole, in piena attività vegetativa, con lo spandimento di liquami nelle interfile della coltura grazie all’Ibis HiCropGator, una macchina semovente con serbatoio liquami incorporato (7 metri cubi di capacità) e proboscide idraulica di carico, con pneumatici stretti e ad ampio diametro che garantiscono una luce libera da terra fino a un metro e mezzo e dotata inoltre di calate per la distribuzione dei reflui che permettono di intervenire su colture alte fino a un metro e novanta centimetri.
Nel dettaglio – L’applicazione dei liquami negli appezzamenti sperimentali coltivati, in un periodo di maggior richiesta di sostanze nutritive, effettuata con queste modalità, innalza il livello di efficienza di utilizzo dell’azoto da parte della pianta, diminuisce la percolazione di nitrati nelle falde acquifere, permette il risparmio di concimi chimici e riduce la formazione di odori.
Le prove sono cominciate con la dimostrazione di un intervento di fertirrigazione con un’attrezzatura ad ala piovana quale valida alternativa di tecnica di distribuzione dei reflui a basso impatto ambientale, hanno preso parte allevatori, agricoltori, tecnici agricoli, tecnici e funzionari della Regione Umbria, dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e dell’Asl. È stata colta l’occasione delle dimostrazioni per far conoscere ad allevatori e imprenditori agricoli, in un incontro organizzato presso il Comune di Marsciano, le potenzialità delle tecniche innovative di spandimento dei liquami, che possono contribuire a salvaguardare la sostenibilità economica e ambientale degli allevamenti e delle produzioni agricole.
I risultati della sperimentazione verranno analizzati per verificare la possibilità di ricavarne un modello da applicare in tutti i territori dell’Umbria in cui si registra una significativa presenza di allevamenti suinicoli.