La legge di stabilità 2017 regolamenta ulteriormente i vantaggi derivanti dal welfare aziendale
Formazione, spese sanitarie, asili nido, piani pensionistici ecc. un ambiente di lavoro “sano” incentiva i lavoratori e aumenta la competitività e il fatturato sui mercati esteri
Dall’Umbria arrivano alcuni “casi studio”: Brunello Cucinelli, Luca Tomassini (Gruppo Vetrya) e molto prima di loro Luisa Spagnoli
Investire sul capitale umano per far crescere il fatturato. E’ anche questo un aspetto, non secondario, del welfare aziendale. Un ambiente di lavoro “sano” che pone al centro il benessere dei lavoratori, determinerà sul medio-lungo periodo, maggiori profitti per l’azienda stessa.
Nelle imprese più attente ad interventi di welfare aziendale – secondo gli ultimi dati diffusi dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) – i lavoratori sono più istruiti, ricevono più formazione e l’occupazione è più stabile. Investendo di più nei propri dipendenti aumenta la competitività e il fatturato sui mercati esteri.
Tuttavia soltanto il 3,5% delle imprese a livello nazionale si è adeguato: è di appena 1,7 la percentuale delle aziende al Sud che adotta schemi di welfare e, sul territorio nazionale solo lo 0,7% prevede misure destinate ad asili nido all’interno delle strutture.
“Analizzando la propensione delle imprese a erogare e/o finanziare servizi di welfare (formazione, spese sanitarie, sostegno alle famiglie, piani pensionistici, asili nido e maternità) ai propri dipendenti nel contesto del sistema produttivo italiano – sottolineano dall’Inapp – su un campione di 30mila aziende (l’89% delle quali a conduzione familiare), emerge che l’adozione di schemi di welfare sale al 24% quando si parla delle realtà produttive di grandi dimensioni, con più di 250 dipendenti”.
LUISA SPAGNOLI In Umbria già negli anni Venti, Luisa Spagnoli introdusse in fabbrica alcuni servizi di natura economica a favore dei dipendenti che influirono positivamente anche sull’immagine dell’impresa. Potenziò la cassa-mutua malattie, l’abbonamento all’assistenza sociale di fabbrica, la cassa interna di deposito dei risparmi, al tempo stesso organizzò corsi serali di lingue straniere per gli impiegati e di igiene domestica per le operaie oltre a una sezione sportiva e una filarmonica. Nel 1926 all’interno dello stabilimento arrivò il servizio mensa, successivamente la sala di allattamento e l’asilo nido.
BRUNELLO CUCINELLI Tornando ai giorni nostri spicca sicuramente il monito o meglio la filosofia di Brunello Cucinelli secondo il quale per lavorare bene ci vogliono condizioni di lavoro eque, sostegno alle famiglie e dignità. Alla Cucinelli Spa l’orario di lavoro termina alle 17, 30. Al settimane di economia americano Bloomberg il re del cashmere ha dichiarato: “se ti sovraccarico di lavoro ti rubo l’anima”. La pausa pranzo dura circa 90 minuti durante i quali i dipendenti hanno la possibilità di degustare le eccellenze culinarie umbre nel suggestivo borgo trecentesco di Solomeo (Pg) che lo stesso imprenditore ha provveduto a salvare dall’abbandono facendolo ristrutturare completamente.
LUCA TOMASSINI Una storia relativamente più recente è quella di Vetrya azienda con sede ad Orvieto, leader nello sviluppo di servizi digital, applicazioni e piattaforme per la distribuzione di contenuti multimediali su reti di telecomunicazioni a larga banda. “Ho sempre creduto che il futuro delle aziende, oltre che passare dalla capacità di costruire valore nel tempo e ottenere risultati economici di breve periodo, sia legato alla capacità di far star bene le persone” – ha dichiarato Luca Tomassini, presidente e amministratore delegato del Gruppo Vetrya che anche quest’anno ha ottenuto il riconoscimento del Great Place to Work come migliore azienda dove si lavora meglio in Italia.
“Un impegno a far sempre meglio – ha detto Tomassini – perché solo in questo modo si potrà sperimentare l’autentica innovazione di prodotto e di processo, con il coinvolgimento di tutti. La conferma di questo premio posiziona il nostro gruppo come una realtà affermata e riconosciuta. Viviamo in un mercato in continua evoluzione – ha proseguito – e dobbiamo consolidare la condizione che ci consente di lavorare sereni, felici e orgogliosi.”
Il principale fattore di successo dell’adozione di misure di welfare aziendale (potenziate dall’ultima legge di stabilità ) è la conoscenza, ovvero l’informazione sulle norme, sulle opportunità fiscali e sugli strumenti di welfare, come i flexible benefits – è emerso dal rapporto Welfare Index Pmi 2017,( promosso da Generali Italia ) che mostra come solo due aziende su 10 hanno una conoscenza precisa delle regole e degli incentivi del welfare aziendale, e sono le più attive.
Le alleanze e le reti d’impresa sono la via che permette alle Pmi di raggiungere la massa critica. Nel 22% dei casi, le aziende più attive si sono associate con altre imprese o hanno utilizzato servizi comuni di tipo associativo.