Calo dei prezzi delle commodity, aumento del debito dei Paesi emergenti, espansione della violenza politica ma non si arresta l’espansione dell’Umbria nei mercati esteri
È quanto emerge dall’indagine condotta da Sace e inserita nella Mappa dei Rischi 2016
Cresce l’export umbro con dati che vanno ben al di sopra della media nazionale. È quanto emerge dall’indagine condotta da Sace e inserita nella Mappa dei Rischi 2016, lo strumento sviluppato dalla società assicurativo-finanziaria italiana del Gruppo CDP per orientare gli imprenditori verso i mercati esteri più promettenti e riconoscere quelli più rischiosi.
Calo dei prezzi delle commodity, aumento del debito dei Paesi emergenti, espansione della violenza politica: crescono i rischi per chi opera sui mercati esteri, ma non si arresta l’export umbro anzi si sviluppa, fino ad arrivare al 6,4% nel 2015 confermando la vocazione internazionale di un tessuto imprenditoriale diversificato composto prevalentemente da PMI, che mostra ampi margini di crescita al di fuori delle destinazioni attualmente più battute.
Questo il tema al centro del recente evento, organizzato in collaborazione con SIMEST (Gruppo CDP) e Confindustria Umbria, che si sono confrontati con gli esperti del Gruppo CDP sulle sfide attuali e future per l’export e gli investimenti esteri dell’Umbria
I SETTORI TRAINANTI La crescita dell’export è spinta soprattutto da alcuni settori dell’industria di base e di prima trasformazione che, pur pesando poco sul totale, hanno messo a segno risultati sorprendenti nell’ultimo anno: gomma e plastica (+25%), prodotti raffinati (+24,2%) ed estrattivo (+16,5%). Buona la performance anche di quei settori che, nonostante i tassi inferiori, danno il maggior contributo e rappresentano oltre il 70% delle vendite estere umbre. Non solo comparti del Made in Umbria tradizionale (tessile & abbigliamento e alimentari & bevande, che pesano rispettivamente il 18% e 12%), ma anche prodotti in metallo (20% sul totale), meccanica strumentale (17,5%) e mezzi di trasporto (che pesano il 6% ma crescono oltre il 13%).
Per Simonetta Acri, Direttore della Rete domestica di SACE ““Rivolgersi a nuovi mercati per esportare e crescere è una sfida complessa, e le aziende del Made in Umbria ne sono pienamente all’altezza, come dimostrano i risultati raggiunti anche quest’anno. Grazie al lavoro dei nostri account dedicati, abbiamo seguito oltre 100 aziende umbre solo nell’ultimo anno, in prevalenza PMI”.
LA MAPPA DEI RISCHI Sebbene le principali destinazioni di riferimento per l’export umbro siano i mercati avanzati (Europa e Stati Uniti in primis) e tendenzialmente continueranno ad esserlo anche per l’anno in corso, la Mappa dei Rischi di SACE segnala importanti margini di crescita verso un paniere diversificato di mercati emergenti, con profili di rischio certamente non trascurabili, che possono tuttavia essere affrontati con successo e profitto, puntando su coperture specifiche e un approccio strategico: in Medio Oriente (Arabia Saudita, Emirati Arabi), in Asia (Cina), in Europa emergente (Polonia e Repubblica Ceca), ma anche Turchia, Tunisia e Sudafrica. Tra le geografie più rischiose per il 2016 segnala invece Russia, Grecia e Libia.
UN SACE POINT NELLA SEDE DI CONFINDUSTRIA UMBRIA E’ prevista l’apertura di un SACE Point dentro la sede di Confindustria Umbria. “Si tratta – ha sottolineato il presidente Ernesto Cesaretti – di un desk privilegiato in favore di tutte le aziende del territorio che potranno così avere momenti dedicati di consulenza, affiancamento, sostegno con strumenti altamente specializzati di: assicurazione del credito, internazionalizzazione e innovazione, cauzioni, rischi della costruzione, factoring e advisory finanziario. Questi servizi si integrano e completano ulteriormente quelli già offerti da Confindustria Umbria nell’ambito del Credito e, tramite anche la nostra agenzia specializzata Umbria Export, nell’ambito dell’internazionalizzazione”.