Il magistrato Maurizio Santoloci e il dirigente dell’unione giornalisti agricoli Antonio Brunori, incontrano gli operatori dell’informazione in Umbria
“Noi in Italia moriamo di parametri. I parametri sono sempre a posto ma la gente muore, è evidente che c’è qualcosa che non funziona”. Maurizio Santoloci, magistrato di Cassazione e giudice per le indagini preliminari, punta il dito contro le indagini epidemiologiche, contro quei centri nati appositamente per divulgare informazioni errate al fine di non procurare allarme e contro quelle forze di polizia che non intervengono appellandosi a giustificazioni del tipo: “non è di nostra competenza”. Ha recentemente tenuto all’hotel Michelangelo a Terni, un seminario su ecologia e reati ambientali, nell’ambito degli incontri programmati dall’Ordine dei giornalisti Umbri (a cui è iscritto) e dal Corecom regionale, per la formazione continua degli operatori dell’informazione. Insieme a lui è intervenuto Antonio Brunori, giornalista e dirigente di Unaga (Unione nazionale associazione giornalisti agricoli).
Ripercorrendo alcuni dei fatti più eclatanti venuti alla luce grazie alle inchieste giornalistiche – ha ammesso: “Ho almeno trent’anni di esperienza in questo settore ma ancora riesco a meravigliarmi di fronte a certe cose”. Ha citato Priolo in Sicilia, dove per anni le aziende hanno sversato in mare mercurio liquido; ha parlato dell’ex Sisas(periferia est di Milano): “Migliaia di camion sono partiti da lì carichi di terra cancerogena che adesso utilizziamo nei cantieri edili per fare la fondamenta del nostri palazzi”. Ha parlato della Cina: “Noi gli spediamo i nostri rifiuti tossici, loro, tramite la manodopera dei bambini ne ricavano biberon che poi vengono rivenduti in Italia”. . Docente di tecnica di polizia giudiziaria ambientale e procedura penale operativa in diverse Scuole statali e locali di polizia e direttore della testata gionalistica “dirittoambiente.net“, il Gip ha poi parlato del Poligono di Quirra in Sardegna, dove a causa dei terreni inquinati a causa degli esperimenti militari con le bombe, i pastori sono morti dei leucemia e gli agnelli sono nati con due teste. In attesa di una legge sui reati ambientali che a tutt’oggi non esiste – per Santoloci “è necessario continuare con le inchieste giornalistiche; affrontare il negazionismo di principio” e, tornando sulla professione giornalista: “fare attenzione ai termini” non addolcire la pillola in sostanza: “colui che brucia il bosco non è un piromane, una persona malata che come tale potrebbe addirittura essere giustificata: è semplicemente un criminale”.
L’intervento di Antonio Brunori sulla comunicazione “green” – Per Antonio Brunori quando si dice ambiente, si esprimono tanti concetti diversi: è necessario tener presenti molteplici punti di vista. C’è molto da dire e da scrivere l’importante è sapere ciò di cui si sta parlando per non lasciare spazio alla superficialità come è purtroppo accaduto. Antonio Brunori, agronomo e giornalista, è dirigente dell’Unaga (Unione nazionale associazione giornalisti agricoli) e vice-editore di “Agronomi e forestali”. Facendo leva sulle conoscenze specifiche e tecniche su ecologia e ambiente e sull’esperienza di operatore dell’informazione, maturata anche grazie all’esempio del padre, il noto giornalista perugino, Bruno Brunori, ha offerto spunti di riflessione e linee guida da seguire per puntare a una comunicazione efficace, attenta alle fonti e che vada oltre i luoghi comuni. Segretario generale del Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), ossia il Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale, un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale, ha incuriosito la platea svelando alcuni “misteri” come il perché intorno al 1910 anche in Umbria esistevano boschi con alberi ad alto fusto e dal 1950 circa si sono cominciate ad osservare superfici con boschi tagliati periodicamente: quel legno è servito a costruire le assi dei binari ferroviari, la spiegazione è da rintracciare dunque nell’intervento dell’uomo – fa notare Brunori, dal 2013 anche direttore della testata giornalistica “ecodelleforeste.it”. Ha citato la direttiva europea sull’informazione ambientale del 2003, fondamentale per gli operatori del settore. Parlando dell’inchiesta scioccante pubblicata nei mesi scorsi dal New York Times dal titolo “Suicidio dell’olio extravergine d’oliva italiano” ha fornito un chiaro esempio di cosa non fare quando si parla di agroalimentare e infine ha proposto la creazione di una rete di giornalisti umbri che si occupi di agroalimentare.