Soddisfazione per la decisione dell’Unione Europea di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali
Il punto della situazione con Coldiretti Umbria
La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione.
È quanto afferma Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria, nel commentare la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che ha votato a larghissima maggioranza l’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame dal nuovo regolamento Ue.
Un pronunciamento che va contro la proposta della Commissione Europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale – sottolinea Agabiti- potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio, di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte. La zootecnia – ricorda Agabiti – è un comparto cruciale per l’intero tessuto economico umbro, rappresentando più di un terzo della Produzione Lorda Vendibile agricola regionale e uno dei perni del vero cibo locale.
Una filiera strategica che – ribadisce Mario Rossi, Direttore Coldiretti Umbria – specie in questa pesante congiuntura economica, va sostenuta e non “caricata” di ulteriori oneri burocratici ed economici, ma anche sempre più difesa da quelle campagne denigratorie circa il suo presunto “impatto ambientale”. Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali – precisa Rossi – appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare. Si tratta peraltro – rileva Rossi – di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali. La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame – aggiunge Rossi – va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici.
La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha inoltre votato – conclude Coldiretti – l’eliminazione della norma dell’aggregazione che avrebbe potenzialmente l’effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.