In una lettera inviata a tutti i Comuni umbri, un vero e proprio decalogo per facilitare le piccole imprese
Maggior ricorso alle procedure negoziate per lavori fino a un milione di euro, semplificazione delle normative, stop al criterio del massimo ribasso. A chiederlo è Cna costruzioni, che in una lettera inviata a tutti i Comuni umbri avanza diverse proposte, presentando un vero e proprio decalogo per facilitare l’accesso delle piccole imprese alle gare di appalto pubbliche.
Ecco in sintesi le dieci proposte – 1)procedura negoziata per l’affidamento di lavori fino a 1 milione di euro; 2) suddivisione in lotti funzionali per i lavori superiori ai 5 milioni di euro; 3) stop all’aggiudicazione delle gare con il criterio del massimo ribasso; 4) aggiudicazione delle gare con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa; 5) semplificazione e autocertificazione; 6) istituzione elenco di imprese fiduciarie da consultare e invitare alle gare con principio di rotazione;7) introduzione di criteri reputazionali e territoriali;8) pubblicità proporzionale all’entità dei lavori; 9)obbligo sopralluogo e presa visione documenti all’atto della formulazione dell’offerta; 10) quota di riserva (almeno il 30%) per le piccole imprese nell’affidamento dei lavori pubblici.
Nel dettaglio – Cna costruzioni chiede che si ricorra maggiormente alla procedura negoziata per i lavori fino a un milione di euro, nonché alla suddivisione in lotti funzionali degli appalti superiori ai cinque milioni. Altra richiesta è quella di limitare l’aggiudicazione delle gare secondo il principio del massimo ribasso. “L’esperienza – fa notare Riccioni – ci ha ampiamente dimostrato che non solo non si risparmia, ma non si garantiscono nemmeno la qualità e l’effettiva realizzazione delle opere. Occorre invece adottare, specie per gli appalti più importanti, il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, prendendo in esame anche fattori di tipo qualitativo e progettuale e favorendo forme di partenariato pubblico-privato”.
Pasquale Trottolini – “Ai Comuni chiediamo anche – aggiunge Pasquale Trottolini, responsabile della categoria – di ridurre gli oneri amministrativi, prevedendo un maggior ricorso a procedure semplificate e proporzionali all’entità dei lavori (anche per quanto riguarda la pubblicità delle gare) e incentivando l’utilizzo delle autocertificazioni, almeno nelle fasi preliminari. Sarebbe inoltre molto importante istituire un elenco di imprese fiduciarie da consultare e invitare alle gare, tenendo conto anche di criteri reputazionali legati, ad esempio, all’utilizzo di manodopera interna, alla dotazione tecnica, al rispetto delle normative sulla sicurezza e sull’ambiente, valorizzando le imprese serie e affidabili del territorio. Badando a garantire – specifica Trottolini – anche il rispetto del principio di rotazione delle imprese da invitare”.
Una riforma nazionale – Su alcuni punti, secondo Riccioni, serve una riforma nazionale: “Ad esempio per introdurre una quota di riserva per le piccole imprese, pari almeno al 30%, nell’affidamento dei lavori pubblici, principio sancito dalle nuove direttive comunitarie e dallo Small business act. Ma alcune cose sono attuabili già oggi da parte dei Comuni che, pur facendo i conti con i paletti del Patto di stabilità e la diminuzione delle risorse, continuano a essere un importante punto di riferimento per le nostre imprese”.