La situazione più grave in Provincia di Perugia dove l’indice Ioc è pari a 55,9, circa il doppio della media nazionale
Al centralino del Nas quasi ogni giorno segnalazioni da parte di cittadini che riscontrano anomalie nei prodotti acquistati al supermercato
Le infiltrazioni criminali non risparmiano la filiera agroalimentare umbra. Seppur distante dai livelli di territori quali quello siciliano o calabrese in cui il controllo delle attività malavitose è pressoché totale, il cuore verde d’Italia, presenta un indice di organizzazione criminale (Ioc) pari a 55,9 in provincia di Perugia, (circa il doppio della media nazionale) e 30,9 in quella di Terni.
E’ quarto emerge dall’analisi effettuata da Eurispes nell’ambito del quarto ‘Rapporto agromafie’ condotto da Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare
Che il comparto agroalimentare umbro non sia del tutto privo da quello che è senza dubbio un “morbo” che mette a rischio il lavoro dei tanti imprenditori che con sacrificio, impegno ed onestà ogni giorno si impegnano per portare sugli scaffali dei negozi prodotti di qualitativamente al top, non è purtroppo una novità.
ESPERTI A CONFRONTO A PERUGIA Nel corso del recente evento intitolato “Made in Italy agroalimentare, la giusta informazione contro le frodi”, organizzato da Coldiretti Umbria, alla sala dei Notari di Perugia, per fare il punto sul fenomeno delle agro-mafie e sugli strumenti per poterlo contrastare, è emerso chiaramente come la situazione per il territorio regionale non sia tra le peggiori a livello nazionale ma restare con le mani in mano sarebbe un grave errore.
Quella che a livello nazionale e regionale è una battaglia fatta a colpi di controlli sempre più serrati, etichettature chiare, diffusione di una cultura che valorizzi gli elementi distintivi della produzione agricola e metta in evidenza i vantaggi di tipo economico, ambientale ed occupazionale che derivano dal rispetto della legalità.
ITALIAN SOUNDING In Italia – come emerge dal Rapporto – le infiltrazioni criminali di tipo mafioso in ambito agricolo generano un business da 16 miliardi di euro l’anno. L’Italian Sounding, l’imitazione, l’alterazione e la contraffazione dei prodotti alimentari nel mondo, sottrae una quantità di valore di 60 miliardi di euro l’anno, pari a circa il doppio dell’export agroalimentare.
GIANCARLO CASELLI “L’Italia è il paese in cui i controlli in ambito agroalimentare sono tra i più scrupolosi e severi. – ha affermato il procuratore Giancarlo Caselli, che dal 2014 è alla guida dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura e sul sistema agroalimentare – Ciò ci consente di dire – ha aggiunto – che abbiamo sì problemi ma anche che il nostro cibo è tra i più sicuri del mondo”. Per Caselli è tuttavia necessario “Procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone”.
L’ATTIVITA’ DEL NAS A PERUGIA Anche in Umbria il grado di attenzione è sempre molto alto. Spesso sono gli stessi consumatori a riferire situazioni di “poco chiare e anomalie” rispetto ad alcuni prodotti acquistati nei negozi.
“Al nostro centralino arriva una media di 10-15 segnalazioni al giorno – ha detto il Comandante del Nas Carabinieri di Perugia, Marco Vetrulli ricordando che tra il 2013 e il 2015 in provincia di Perugia l’attività del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità ha portato a 6618 controlli, 1213 persone denunciate, 2600 reati contestati e 330 le strutture sequestrate.
ALBANO AGABITI Il settore agroalimentare – ha affermato il presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti – è diventato negli ultimi anni sempre più appetibile a fenomeni malavitosi; per questo occorre non abbassare la guardia e continuare a vigilare anche a livello locale, sulla penetrazione criminale al suo interno. Anche in Umbria – ha aggiunto Agabiti – non vanno sottovalutati ad esempio, rischi di manipolazione o adulterazione di prodotti, “speculazioni” ambientali, o frodi commerciali, a cominciare da alcuni prodotti simbolo come l’olio extravergine o il vino. Ma da tutelare sono tutti i 70 prodotti tradizionali locali, le 5 IGP, le 4 DOP e le 15 Doc/Docg del vino. Per chiudere le porte alle frodi – ha proseguito Agabiti – è necessario anche lavorare sulla tracciabilità e sulla trasparenza dal campo alla tavola con l’indicazione obbligatoria della provenienza degli alimenti, tenuto conto che ancora quasi la metà della spesa è anonima per colpa della contraddittoria normativa comunitaria”.