L’elaborazione di Coldiretti Umbria su dati Istat nell’anno internazionale dei legumi
La superficie coltivata a lenticchia è passata in Umbria da 504 ettari del 2006 a 743 nel 2015, con la produzione totale in aumento da 2.682 quintali a 3.344 quintali (netta prevalenza in provincia di Perugia). Anche la superficie a cece rispetto al 2006 è aumentata, dai 43 ettari ai 53 del 2015, con la produzione che è passata da 605 a 636 quintali.
Questi i dati elaborati da Coldiretti Umbria su stime Istat. “Oltre ad avere una valenza ambientale, i legumi, ricchi di proteine e sostanze nutritive – fanno notare da Coldiretti – sono anche alla base di una dieta equilibrata e parte importante della tradizione alimentare italiana, per questo è positivo il fatto che il 2016 sia stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale dei legumi”.
LE VARIETA’ Anche se l’Umbria non è caratterizzata da grandi quantità produttive, annovera, tra le altre, eccellenze quali la Lenticchia Igp di Castelluccio di Norcia e la Fagiolina del Trasimeno. “Espressione delle produzioni locali – afferma Coldiretti – lenticchie, ceci, fave, fagioli, ma anche roveja e cicerchia: considerate storicamente “piatti dei poveri”, spesso coltivate in zone marginali, alcune sono state salvate dall’estinzione e rilanciate”.
CAMPAGNA AMICA Alla base anche di importanti piatti e ricette della gastronomia locale, i legumi sono proposti con abilità negli agriturismi e da molti operatori della ristorazione. “Una qualità – sottolinea Coldiretti – dimostrata anche dal successo registrato nei mercati di Campagna Amica dove poter trovare legumi più o meno noti, frutto del prezioso lavoro delle imprese agricole del territorio”.
L’IMPORTANZA DELLA PROMOZIONE Per tutti questi motivi diventa sempre più importante quindi – secondo la sede regionale della confederazione degli agricoltori – non solo promuovere la conoscenza ed il loro consumo, ma anche la loro coltivazione ed un sistema di etichettatura di origine obbligatoria, per ridurre la dipendenza dalle importazioni dall’estero del nostro Paese ed avere un mercato più trasparente. Tra l’altro, a testimonianza del loro impatto positivo sull’ambiente, anche la politica comunitaria premia le rotazioni e la coltivazione di leguminose”.