La ricerca condotta da Aur su 688 giovani. In molti sentono di avere un sapere sproporzionato rispetto alla richiesta del sistema economico e solo chi ha vissuto positivamente il periodo universitario, mira al “posto fisso”
Più della metà vive a casa dei genitori, giudica positivamente l’aver completato un corso di studi universitario, è disponibile ad allontanarsi dal luogo di residenza in favore di un lavoro più gratificante, non considera il posto fisso come il posto per la vita ed è propenso ad accettare il rischio di impresa pur di uscire dall’immobilismo e raggiungere indipendenza e autonomia, seppure sentendosi “poco europeo”. È questo il profilo dei giovani laureati umbri secondo la ricerca condotta dall’Aur (agenzia Umbria ricerche) su 688 laureati con meno di 35 anni, di cui 419 donne (60,9%), per l’ 81,5% residenti in Umbria e provenienti da diversi corsi di laurea.
La scelta del percorso universitario – L’interesse verso la disciplina (51%) e le prospettive di lavoro (34%), tra i principali motivi che hanno spinto i giovani umbri a scegliere il percorso universitario, secondo quanto illustrato dal ricercatore di Aur, Marco Carniani, durante la presentazione della ricerca a Perugia.
Un sapere eccedente alle richieste del mercato – I giovani avvertono sempre più l’idea di un sapere “eccedente” rispetto a ciò che chiede il sistema economico e l’idea è che studiare non serve. Per quanto riguarda i valori, danno maggiore importanza alla serenità, alla famiglia, alla giustizia, all’onestà e alla libertà. Infine, rispetto all’identità territoriale l’appartenenza nazionale è quella che prevale (27%), anche se il sentirsi cittadini del mondo risulta molto importante (25%), mentre il sentimento di identità europeo è in fondo alla classifica.
Più della metà dei laureati umbri (il 56%) vive nella casa dei genitori – ha affermato il ricercatore Aur Andrea Orlandi. Per arrivare all’età adulta e all’autonomia in media ci vogliono tre anni per gli uomini (dai 25,5 anni, con la conclusione degli studi, ai 28,5 anni con la nascita del primo figlio) e quattro per le donne, che però tendono a lasciare la casa paterna circa sei mesi prima di aver concluso gli studi.
L’orientamento delle donne – Le donne danno grande importanza alla indipendenza economica, alla realizzazione professionale e alla “realizzazione del sé”. Pur prevalendo il modello della famiglia della classe media impiegatizia, in Umbria sono sempre di più le laureate lavoratrici che hanno partner senza occupazione e che diventano l’unica fonte di reddito familiare. Tra i laureati umbri che hanno raggiunto l’indipendenza economica oltre il 60% sono figli di altrettanti laureati e appartenenti alla classe media impiegatizia o alla classe dirigente.
La propensione a fare impresa – Per quanto riguarda la propensione a fare impresa, la mobilità sociale tra le generazioni, in Umbria, tende a seguire una dinamica discendente: i giovani umbri – secondo la ricerca dell’Aur – hanno maggiori possibilità dei coetanei italiani, una volta diventati adulti, di occupare una classe sociale inferiore a quella da cui provengono.
In un contesto economico sfavorevole, l’interesse mostrato dalle donne laureate per l’avvio di un’attività autonoma è mediamente più alto rispetto agli uomini. Le donne hanno maggiore interesse per carriere “alternative” a quelle dei propri genitori, tradizionalmente ritenute più sicure. Relativamente all’ambizione al “posto fisso” appartiene a chi ha vissuto positivamente il percorso universitario, mentre chi conta su se stesso per avviare una propria attività è meno soddisfatto delle competenze trasmesse dall’università.
L’impulso a fare impresa – Le motivazioni che portano a fare impresa sono: l’aspirazione alla realizzazione professionale, l’insoddisfazione rispetto alla spendibilità delle competenze ricevute dall’università, la mancanza di alternative, il bisogno di identità sociale. Per i giovani laureati umbri fare impresa significa combattere contro la “palude dell’immobilismo” in cui si sentono costretti, indipendenza, autonomia ed emancipazione, al di fuori da ogni legame o appartenenza di gruppo.
I giovani laureati e il lavoro – Nel lavoro i giovani laureati umbri sono adattabili e intraprendenti, resistenti e allenati al cambiamento. Soprattutto si caratterizzano per la carica di entusiasmo rispetto a ciò che fanno – secondo la ricercatrice Aur Enza Galluzzo.
Per i giovani laureati la “stabilità” occupazionale non coincide necessariamente con il tempo indeterminato o con la libera professione e quindi la percezione di precarietà non è determinata esclusivamente dalle categorie giuridiche, ma da una serie di valutazioni e riflessioni. Rispetto alla valutazione sulla propria esperienza lavorativa intervistati hanno espresso un giudizio positivo sull’influenza esercitata dagli studi universitari sul lavoro, ma circa la metà ha evidenziato una allocazione non adeguata al loro status e preparazione. La percezione della vivibilità nel lavoro e della realizzazione professionale presentano invece valutazioni positive più decise. In particolare nell’ambito della vivibilità del lavoro la dimensione che raccoglie il massimo favore medio riguarda la qualità delle relazioni interne all’azienda.
La propensione a mutare il lavoro nel tempo è molto più alta rispetto al passato, il 50% dei giovani dichiara di voler cambiare attività (42%) o di esserne già alla ricerca (8%). Molti si sposterebbero da casa per un lavoro più qualificato, più gli uomini che le donne, e quasi due terzi accetterebbe la prospettiva di un trasferimento permanente in altre regioni o all’estero.