In tempi di “lavoro agile” la capacità di saper organizzare, spazi, orari e materiale, può fare la differenza
Cerchiamo di saperne di più in questo viaggio tra i nuovi uffici improvvisati in cucina, i suggerimenti della “regina” del riordino Marie Kondo e i coworking che, durante questi strani e lunghissimi mesi, sono diventati un vero e proprio rifugio per molti
Secondo gli standard di riferimento, la superficie minima per la postazione di lavoro ideale dovrebbe essere compresa tra i 4 e i 5 metri quadrati, meglio se si tratta di una stanza a sé stante, al riparo dal “caos”. Condizione per nulla scontata per chi lavora da casa (remote working) visto che, soprattutto nelle grandi città si ha a che fare perlopiù con spazi domestici piuttosto ridotti dove la possibilità di trovarsi tra confusione e disordine è sempre dietro l’angolo.
Marie Kondo è convinta che “riordinare sia il primo passo, nonché il più efficace per realizzare la nostra carriera dei sogni”. Nel suo ultimo libro, (stavolta scritto in collaborazione con lo psicologo dell’organizzazione del lavoro Scott Sonenshein), l’icona di fama mondiale in tema di economia domestica, offre preziosi suggerimenti su come “Lavorare con gioia grazie alle magia del riordino”
Impresa impossibile? Se l’abitazione è off-limits i coworking già presenti da tempo in molte città, rappresentano una valida alternativa. Uffici temporanei, a pochi passi da casa, dotati di tutto il necessario.
Un passo alla volta
Decluttering, pulizie di Pasqua o molto più semplicemente riordinare, liberando gli spazi per lasciare solo ciò che serve. A quanto pare non un’operazione fine a se stessa ma la “strada” privilegiata per il recupero del benessere psicofisico sia a casa che sul posto di lavoro. E quando i due ambienti coincidono, risistemare in modo mirato non solo è consigliabile ma quasi obbligatorio.
Ne sanno qualcosa tutti coloro che dall’inizio della pandemia, volenti o nolenti si sono ritrovati a lavorare da remoto. È stato di 6,58 milioni, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, il numero dei lavoratori in modalità “agile” nella fase più acuta dell’emergenza sanitaria contro i 570mila del 2019.
In particolare nel lavoro da remoto le stanze di casa si sono trasformate in uffici improvvisati. Lavoratori autonomi, liberi professionisti e soprattutto lavoratori subordinati hanno dovuto far leva sulla propria capacità di adattamento. Mantenere la concentrazione, occhi e orecchi fissi sul pc ad esempio durante una video-call mentre si cerca di nascondere una cesta di panni da stirare i giocattoli dei bambini sparsi ovunque diventa un’impresa eroica, così come ritrovare documenti e altro materiale magari appoggiato inavvertitamente tra i libri e gli album di famiglia
Cosa fare?
“Visualizzate la vita lavorativa ideale; riordinate in un colpo solo ed eviterete le ricadute; scegliere cosa tenere; create un ambiente che faciliti la concentrazione…”. Sono solo alcuni dei suggerimenti inseriti da Marie Kondo nel suo ultimo libro Lavorare con gioia grazie alla magia del riordino (edito da Vallardi) scritto con lo psicologo dell’organizzazione del lavoro Scott Sonenshein.
Per l’autrice giapponese, esperta nell’arte del riordino, nel 2015 inserita da Time tra le cento persone più influenti del pianeta, quando decidiamo di porre rimedio al disordine degli ambienti in cui passiamo gran parte del nostro tempo, scopriamo chi siamo e cosa ci rende felici
“Questo libro – spiega Kondo – non vi insegnerà soltanto a riordinare fisicamente la vostra postazione di lavoro; vi aiuterà a rimettere ordine in ciò che al lavoro è legato – dati digitali, tempo, capacità di prendere decisioni, rapporti personali – e a trasformare la vita professionale in una fonte di gioia”.
Bene, a questo punto non resta che rimboccarsi le maniche, mettersi all’opera e dichiarare guerra al superfluo per fare del bene agli spazi che occupiamo, alle relazioni che intratteniamo e a noi stessi, forse.
Tuttavia se l’operazione dovesse apparire lunga e difficoltosa c’è un’altra percorribile via d’uscita. Ecco di cosa si tratta
Gli uffici temporanei
Nel corso degli ultimi mesi è aumentata nelle piccole come nelle grandi città la possibilità di usufruire di locali ad hoc a pochi passi da casa. Uffici temporanei e/o coworking che possono essere presi in uso per un giorno, una settimana, un mese, in base alle esigenze. Con tariffe che vanno dai 5 euro circa in su per una giornata intera, o a partire da 100 euro per un mese. Il costo cambia in base ai servizi richiesti e chiaramente alla collocazione geografica.
Si tratta dei cosiddetti coworking, in cui oltre a uno spazio di lavoro ideale (dotato di tavolo, sedia, linea telefonica, connessione internet) è possibile scambiare idee, creare una rete di nuovi contatti per crescere dal punto di vista professionale. “E’ soprattutto la ricerca di un luogo tranquillo che spinge molte persone verso queste soluzioni” – spiegano da Bloom, uno dei coworking presenti a Terni, in questi ultimi mesi molti lavoratori si sono avvicinati per avere informazioni e trovare risposte adeguate alle proprie esigenze.”
Il nearworking per i dipendenti del Comune di Milano
A Milano per non vanificare i risultati raggiunti con lo smartworking la giunta comunale ha approvato linee di indirizzo per l’attuazione di proposte volte al “decongestionamento, alla desincronizzazione degli orari e a una migliore organizzazione dei tempi della città”.
In particolare sarà introdotto il lavoro agile come consolidata modalità operativa per i dipendenti comunali fino all’utilizzo degli spazi di coworking cittadini, passando per le prestazioni svolte in “nearworking”, “Inteso – spiegano dal Comune – come la possibilità di svolgere l’attività lavorativa in un luogo in prossimità della propria abitazione o domicilio.
“L’obiettivo – commenta l’assessore alle politiche del lavoro, attività produttive e risorse umane, Cristina Tajani – è quello di avvicinare il luogo di lavoro alla propria abitazione favorendo così lo sviluppo di quartieri non più dormitorio, ma con servizi e nuove attività commerciali con conseguente risparmio di tempo e di emissioni derivanti dagli spostamenti obbligati. La sperimentazione – continua- si inserisce nel generale ridisegno dei tempi della città, dovuto all’emergenza Covid, ma rappresenta un modello valido in sé, da proporre anche al settore privato, utile a migliorare la vita della città e la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro per i singoli individui”.