Merce rara quanto preziosa, quando si ha la fortuna di trovarla, affascina e rassicura come quando si è di fronte a una personalità di grande prestigio come l’ex governatore della Bce, Mario Draghi
L’autorevolezza mette ordine del caos. È solo una delle sfaccettature di questo requisito, tanto ricercato quanto fondamentale, soprattutto in quegli ambiti in cui l’indeterminatezza rischierebbe di bloccare ogni possibilità di miglioramento e quindi di crescita.
Per molti versi una boccata d’ossigeno che risolleva, rassicura, dona speranza come sta avvenendo adesso in Italia, con l’arrivo di Mario Draghi in una delle fasi storiche sicuramente più cupe per la vita del Paese con la pandemia da Covid-19 che sta lasciando cumuli di macerie sul versante sociale, economico e sanitario.
Per far fronte ad una condizione così dura e ad impegni non più rinviabili, il presidente della repubblica Sergio Mattarella, a seguito delle dimissioni del premier Giuseppe Conte, ha “estratto dal cilindro” l’autorevolezza e l’alto profilo internazionale dell’ex governatore della Bce a cui ha affidato il compito di dar vita ad un nuovo esecutivo.
Un’autorevolezza riconosciuta a livello mondiale per Draghi, frutto di abilità personali e professionali, un mix di competenza ma anche di risolutezza e coraggio. “Whatever it takes” ossia “ad ogni costo”. Poche parole ( pronunciate nel mese di luglio 2012) che sintetizzano il grande impegno che lo portò a salvare l’euro durante il proprio mandato.
“Li incanta tutti senza dire nulla” (titola il quotidiano IL TEMPO del 10 febbraio 2021 riferendosi a Draghi, presidente incaricato).
Conoscenza, preparazione, coraggio…Ma che cos’è esattamente l’autorevolezza? Ci affidiamo alle parole di Simonetta Tassinari per tentare di conoscere meglio questa virtù che molti cercano ma che in pochi posseggono.
Docente di filosofia, nel suo ultimo libro Il Filosofo influencer. Togliersi e paraocchi e pensare con la propria testa, affronta, tra gli altri, anche questo aspetto. Eccone un brano…
Essere autorevoli
Diventare più autorevole non appartiene alla classe di oggetti per i quali è possibile dire: “si fa così”. L’autorevolezza non si può quantificare come l conoscenza di una lingua, trattandosi di un complesso di pensieri, di azioni, di parole e di comportamenti, pubblici e privati, per di più protratti ne tempo. L’autorevolezza non consiste in speciali doti intellettuali, spirituali e culturali: potremmo apparire colti ma non autorevoli, buoni ma non autorevoli, austeri e severi e non autorevoli. La persona autorevole potrebbe non essere né simpatica, né piacevole a vedersi, anzi tutt’altro che affascinante, senza che per questo la sua autorevolezza venga minata. Non è una questione di abbigliamento o di apparenza, di doti di comunicative, di inclinazioni naturali. Non si nasce autorevole – l’autorevolezza è una conquista – né lo si diventa in pochi mesi; in pochi mesi può comparire un accenno di , una promessa di, nient’altro; l’autorevolezza è un tutt’intero, e dire ”poco autorevole”, o “abbastanza autorevole”, significa “per niente autorevole”. Tuttavia rispetto al famoso non so che, nell’autorevolezza c’è più sostanza di cui parlare, perché non è un concetto sfuggente, né – in fin dei conti – inesprimibile concettualmente come il non so che. L’autorevolezza ha una base perché è maggiormente ancorata alla carne e al sangue, è conseguenza di fatti oggettivi e indiscutibili, è una lenta realizzazione di fatti che impongono il rispetto, l’ascolto e l’osservazione di chi la possiede.
L’autorevolezza – che non esitiamo a considerare una caratteristica indispensabile in ogni influencer – prima di diventare una realtà è una possibilità, che si realizza allorché il sentire comune ce la riconosce. L’approvazione delle persone va mantenuta e difesa senza trombe né tamburi, direbbe Schopenhauer, ma tenacemente, perché, come tutti gli attributi umani, l’autorevolezza è soggetta a deteriorarsi.
Che cosa valutiamo quando stimiamo una persona autorevole?
Chi è autorevole?
– Chi ispira fiducia e parla sinceramente; allorché Marco Aurelio elogia una persona autorevole, scrive che costui aveva convinto tutti della sincerità e dell’autenticità di quel che diceva. (Marco Aurelio, I ricordi, op. cit., p.10.)
– Chi accoglie gli altri con animo sereno e li ascolta.
– Chi ha interessi elevati.
– Chi sa fare, costruire, ascoltare.
– Chi sa quel che dice.
– Chi è ineccepibile.
– Chia ha esperienza.
– Chi sa bene che buona parte del nostro operato è soggetto al caso – o alla fortuna, o alla sfortuna – ma nelle sue azioni ha di mira la restante parte che non è attribuibile né al caso, né alla fortuna né alla sfortuna.
– Chi non parla in un modo e non agisce in un altro.
– Chi non agisce solo per ricercare dei vantaggi personali.
“Il nostro animo si tenga rivolto a qualcuno degno di rispetto, che con suo esempio renda più puri anche i più intimi sentimenti! Oh felice colui, del quale non solo la presenza ma anche il ricordo vale a mantenere gli altri sulla retta via! Oh felice chi sente tanto rispetto per un uomo che anche solo rievocandone la figura sa in modo conforme armonizzare e regolare sé stesso!”
(Seneca, Lettere a Lucilio, op. cit., p.81.)
Chi non è autorevole?
– Chi non rispetta la promesse.
– Chi cambia continuamente bandiera.
– Chi parla con leggerezza.
– Chi è attaccabile da diversi fronti.
– Chi mente.
– Chi non c’è mai.
– Chi è eccessivamente assertivo.
– Chi non apprezza quel che si fa per lui.
– Chi è suscettibile e vanaglorioso.
Che cosa fare se non ci si sente autorevoli?
Se la ragione, di per sé, non può farci diventare più autorevoli, può però indicarci i mezzi più indicati per avvicinarci quantomeno a una norma, a un valore più soddisfacenti, che ci appagherebbero. E i mezzi li abbiamo, in buona parte già esaminati.
Rispolveriamoli.
– Analizzare i paraocchi che ci rallentano.
– Sottoporre al dubbio le nostre azioni.
– Dedicare del tempo all’esame di coscienza.
– Guardarsi dall’esterno, attraverso la tecnica dell’osservatore imparziale.
– Dare un buon esempio e non contraddire le parole con le azioni.
– Non parlare a vanvera e chiedersi quale effetto faranno sugli altri le nostre parole.
Mai scoraggiarsi, anche se, a ben pensarci, diventare il proprio influencer somiglia un po’ a un lavoro a tempo pieno… (Simonetta Tassinari, Il filosofo influencer. Togliersi i paraocchi e pensare con la propria testa, Feltrinelli )